Sì è conclusa con successo la
missione del piccolo satellite Nanosail-D, lanciato il 19 novembre
del 2010 per raccogliere informazioni sul frenamento operato
dall'alta atmosfera sui satelliti e per meglio valutare l'uso di una
vela nelle fasi del loro rientro controllato in atmosfera.
Nanosail-D era grande come un pallone da calcio, ma è comunque stato
in grado di tenere dispiegata una vela di 10 metri quadri per tutti
i 240 giorni della sua missione, comunicando al tempo stesso con i
tecnici a terra e trasferendo loro i dati relativi alla navigazione,
attraverso i quali sarà possibile dimostrare le capacità di
deorbiting che può avere una vela ad ampia superficie ma dal peso
estremamente contenuto.
Dopo i recenti rientri incontrollati in atmosfera dei satelliti UARS
e ROSAT si è fatta ancor più pressante la necessità di trovare una
soluzione che permetta di far cadere i rottami spaziali in aree
lontane da luoghi abitati, e le vele possono essere una valida
soluzione. E' però indispensabile conoscere il comportamento
dell'alta atmosfera e l'influenza che l'attività solare ha su di
essa, perché sono queste variabili che determinano la traiettoria
finale del rientro.
I dati preliminari raccolti da Nanosail-D indicano che gli effetti
introdotti durante il rientro dalla densità atmosferica e
dall'attività solare possono essere tenuti sotto controllo variando
l'angolazione della vela, almeno fino a quando questa non brucia per
l'attrito con l'atmosfera, ma in quel momento la traiettoria è ormai
già ben definita.
Anche se saranno necessari ulteriori test, la strada sembra
tracciata: i satelliti del futuro saranno quasi certamente
equipaggiati con vele simili a quelle di Nanosail-D, per essere
deorbitati con la massima sicurezza non appena giunti a fine
missione. |