Che la galassia interagente Arp
220 fosse sede di intensa formazione stellare c'era da aspettarselo,
dal momento che la pressione dei gas generata dalla fusione fra
galassie porta a quella situazione. Che invece fosse anche molto
ricca di supernovae e residui di supernovae era solo un'ipotesi che
ora trova conferma attraverso una ricerca eseguita nel dominio delle
onde radio con la rete di antenne appartenenti all'European VLBI Network (EVN)
e al Very Long Baseline Array (VLBA).
Gli autori della ricerca, un gruppo di astronomi con base al Chalmers and Onsala Space Observatory
(Svezia), hanno osservato per alcuni anni a lunghezze d'onda di 2 cm e 3,6 cm una
quarantina di sorgenti radio presenti nelle regioni centrali di Arp
220, scoprendo che 17 di esse mostrano caratteristiche spettrali e
di variabilità tipiche delle supernovae e dei residui di supernovae.
Di queste sorgenti, 7 sono state risolte ad entrambe le lunghezze
d'onda indagate, e le vediamo (tranne una) nel riquadro in alto, la
cui estensione reale massima è di 250 anni luce.
Poiché quel tipo di sorgenti può essere osservato solo per un
periodo di tempo compreso fra l'esplosione della supernova e la
dissoluzione del suo residuo, il fatto di vederne così tante in una
ristretta regione e contemporaneamente significa che vi è un elevato
tasso di esplosioni stellari: le 7 identificate con certezza si sono
probabilmente verificate negli ultimi 60 anni, a fronte di una media
di una supernova ogni trimetre (nella nostra galassia la
media è di circa 1 al secolo). |