Sono innumerevoli le scoperte
fatte riesaminando le immagini astronomiche contenute negli archivi
degli osservatori astronomici. L'ultimo esempio viene dalla
rielaborazione di vecchie immagini di stelle appartenenti al
database del telescopio spaziale Hubble, sulle quali sono stati
individuati pianeti scoperti ufficialmente diversi anni dopo essere
stati fotografati da Hubble. Ovviamente non erano passati
inosservati per disattenzione di qualche ricercatore, più
semplicemente le attuali tecniche di elaborazione delle immagini
sono almeno 10 volte più potenti di quelle di un decennio addietro.
Capita così che un team di astronomi dello Space Telescope Science Institute
di Baltimora, guidati da Remi Soummer, abbia liberato 3 pianeti
dalla soverchiante luce che la stella HR 8799 (un giovane e
massiccio astro distante 130 anni luce dalla Terra) aveva lasciato
su alcune immagini prese nel 1998 da HST con lo strumento NICMOS (Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer).
Per dare un'idea della difficoltà dell'operazione è sufficiente dire
che nell'infrarosso la luminosità della stella supera di 100.000
volte quella dei pianeti.
Quei tre pianeti di HR 8799 sono stati scoperti nel 2007 e 2008
grazie a riprese fatte dal suolo con il Gemini North telescope del
Keck Observatory. Allo stesso modo, nel 2010 era stato scoperto un
quarto e più interno pianeta che andava a rimpinguare il primo
sistema planetario multiplo rivelato dalla fotografia diretta.
Aver ora individuato i 3 pianeti più esterni in immagini di 13 anni
fa significa poter calcolare oggi la loro orbita con una precisione
che sarebbe stata raggiunta solo nel 2020! Trattandosi di pianeti
molto distanti dalla loro stella (completano un
rivoluzione in circa 1, 2 e 4 secoli), è necessario un lungo
periodo di osservazione per caratterizzare l'intero sistema. Quando
grazie anche alla scoperta di Soummer e colleghi sarà possibile
calcolare masse, eccentricità e inclinazione del sistema, si potrà
meglio capire la sua storia evolutiva. |