14 Ott 2011

 

G299.2-2.9, un vecchio residuo di supernova

 

In questa immagine rilasciata dalla NASA vediamo ciò che resta dell'esplosione di una supernova di tipo Ia, una di quelle che si verificano quando una nana bianca, avendo acquisito massa extra da una stella compagna, non riesce più a sopportare il proprio peso e collassa su sé stessa.
Le supernovae Ia hanno la peculiarità di somigliarsi tutte, nel senso che l'esplosione avviene al raggiungimento di una massa ben determinata, con l'evento che segue un copione ben preciso per quanto riguarda massima luminosità raggiunta e curva di luce. Il tutto viene abilmente sfruttato dagli astronomi per misurare la distanza delle galassie e quindi la grandezza dell'universo.
L'inviluppo di gas in espansione che rimane dopo l'esplosione di una supernova viene chiamato "residuo" e dal suo studio si possono ottenere informazioni sulla dinamica dell'esplosione stessa, nonché sulla velocità di espansione del materiale rilasciato. Purtroppo però i residui sono strutture transitorie che si dissolvono in tempi scala di migliaia di anni ed è quindi difficile avere un quadro completo delle ultime fasi della loro evoluzione.
Di qui l'importanza di ottenere immagini dettagliate dei residui più vecchi, come questo, denominato G299.2-2.9, distante 16.000 anni luce e formatosi a seguito dell'esplosione di una nana bianca sovrappeso avvenuta circa 4500 anni fa. E' uno dei più antichi e meglio conservati.
Fotografato nei raggi X dai satelliti Chandra e ROSAT, mostra una regione interna che brilla di luce emessa prevalentemente da ferro e silicio fortemente ionizzati (in arancione), elementi tipici dei residui delle supernovae di tipo Ia. La regione più esterna (in giallo) appare un po' più complessa per la presenza di una doppia struttura a guscio, generata dall'impatto della materia rilasciata nel corso dell'esplosione con il gas preesistente nei dintorni della stella progenitrice.
Lo studio accurato di questo residuo migliorerà le conoscenze dei meccanismi legati alle supernovae di tipo Ia consentendo di utilizzarle ancor più proficuamente nel calcolo delle distanze cosmologiche.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: X-ray: NASA/CXC/U.Texas/S. Park et al, ROSAT;
Infrared: 2MASS/UMass/IPAC-Caltech/NASA/NSF