Si sono da poco spenti i
riflettori sulla caduta del satellite UARS nell'Oceano Pacifico ed
ecco che si torna nuovamente a parlare del pericoloso rientro di un
altro satellite, questa volta più blasonato, il ROSAT (ROentgen SATellite), un
telescopio spaziale per raggi X costruito da Germania e Gran
Bretagna e lanciato dalla NASA nel 1990. La sua missione scientifica
si era conclusa nel 1999.
Il rientro viene dato come molto probabile fra il 21 e il 25
ottobre, con un margine di errore di 2-3 giorni dipendente dal
livello di attività solare e quindi dall'entità del frenamento
esercitato su ROSAT dall'atmosfera. L'oggetto pesa quasi 2
tonnellate e mezza contro le 6 tonnellate di UARS, ma questa non è
una buona notizia perché ROSAT è molto più resistente alle alte
temperature.
Lo specchio primario del telescopio, la cui struttura è molto
particolare e massiccia (vista la lunghezza d'onda alla quale
operava), sarà la parte più pesante fra le oltre 30 che
raggiungeranno la superficie terrestre, circa 1,6 tonnellate, e se
dovesse piombare in un centro abitato non sarebbe una cosa
divertente.
Anche per questo rientro, come per quello di UARS,
esiste infatti una concreta possibilità che i frammenti arrivino
sulla terraferma e anche questa volta le incertezze sono rilevanti,
visto che si parla di latitudini comprese fra +53° e -53°, con i
frammenti che potrebbero distribuirsi su un'area ampia 80 km. La NASA
ha calcolato che per un essere umano la probabilità di essere
colpito da uno qualunque di quei frammenti è di 1 su 2000, contro l'1 su
3200 calcolata per UARS.
Il motivo principale per cui ROSAT è attualmente fuori
controllo è la totale assenza a bordo di un sistema di propulsione,
che sarebbe stato invece utile per manovrare il satellite verso un
rientro controllato, con caduta in mare.
In attesa di sviluppi, aspettiamoci dai media generalisti titoli di
questo tipo: "Satellite radioattivo minaccia la Terra", "Minaccia
nucleare dallo spazio" e altre idiozie simili. Ma non è una
novità... |