Grazie a notizie di notevole
clamore internazionale che hanno fatto il giro del mondo nei giorni in cui il ROSAT
si apprestava a rientrare in atmosfera, del povero satellite non si
è occupato praticamente nessun media generalista e in una quasi totale
indifferenza, alle ore 03:50 CEST (Central European Summer Time) del 23 ottobre è comunque
precipitato. Dove?
Bella domanda. Come già avvenuto per l'UARS, anche per ROSAT il
luogo esatto della caduta era del tutto imprevedibile. Sulla base
delle valutazioni dei dati raccolti da vari punti di osservazione
sparsi nei continenti, il centro spaziale che gestiva il satellite,
la DLR (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt), ha stimato che
l'ultima fase del rientro è avvenuta sul Golfo del Bengala e che
tutti i frammenti dovrebbero essere quindi caduti in mare. Non si
esclude comunque a priori che uno o più frammenti possano aver
raggiunto anche la terraferma.
Due satelliti caduti nel giro di un solo mese dovrebbe restare una
coincidenza irripetibile per lungo tempo e col passare degli anni,
quando tutti i satelliti a rischio lanciati negli anni '80-'90
saranno rientrati in atmosfera, la situazione si farà un po' meno
rischiosa, perché nell'ultimo decennio, proprio per evitare problemi
di quel genere, si è andati verso la costruzione di satelliti più
piccoli, più specializzati e con una minore quantità di
strumentazione a bordo, questo per far sì che nel momento del
rientro pilotato in atmosfera (pratica ormai obbligatoria), non
venga a crearsi alcuna minaccia per chi vive sul pianeta. |