Il tema della formazione e
dell'accrescimento delle galassie è sicuramente fra quelli più
dibattuti della moderna cosmologia e molti suoi aspetti vengono
interpretati con modelli matematici che partono da presupposti
diversi per poi arrivare alle stesse conclusioni, oppure con
approcci meno teorici, come ad esempio la catalogazione delle
galassie sulla base delle loro caratteristiche fisiche e
morfologiche, che pur adottando procedure sostanzialmente simili,
portano a risultati sensibilmente diversi. E' il caso quest'ultimo
del merging, visto come meccanismo di accrescimento
complementare alla tipica raccolta di gas intergalattico, attraverso
il quale normalmente le galassie aumentano la propria massa.
Fino ad oggi, se si tentava di stimare dall'osservazione diretta il
tasso di accrescimento da merging si ottenevano valori contrastanti a seconda che si prendessero in considerazione i soggetti
chiaramente in interazione, circa il 5% del totale, oppure i
soggetti senza evidenti interazioni ma con una struttura disturbata
da eventi più o meno remoti, circa il 25% del totale.
Per poter capire qual è l'effettivo tasso di crescita delle
galassie dovuto alla componente merging era indispensabile trovare
riscontro alle due stime in un unico scenario, dando per certo che
quelle fotografassero istanti diversi di una più lunga e complessa
storia evolutiva. E' ciò che ha fatto un gruppo di ricercatori
(appartenenti a vari istituti americani legati alla NASA) guidati da
Jennifer Lotz. Ricorrendo a complesse simulazioni che hanno incluso
l'evoluzione delle più tipiche componenti galattiche, ovvero stelle
e polveri, e rianalizzando osservazioni precedenti e immagini
prese dal telescopio spaziale Hubble, il team di ricercatori è stato
in grado di valutare la lunghezza del periodo di tempo entro il
quale gli effetti del merging sono osservabili, confermando che le
stime precedenti si adattano perfettamente a tempi diversi della
simulazione e che quindi sono entrambe valide. |