5 Set 2011

 

Stanno per arrivare gli spazzini spaziali

 

Il ben noto problema della spazzatura spaziale potrebbe essere prossimamente affrontato così come viene affrontato quello della spazzatura terrestre, ossia raccogliendola con appositi mezzi in appositi contenitori, per poi avviarla all'inceneritore. Ovviamente l'operazione non è altrettanto semplice, sia perché il volume dello spazio orbitale è infinitamente più grande delle aree urbanizzate, sia perché la spazzatura spaziale non è immobile, anzi, sfreccia a velocità di parecchie migliaia di km/h!
Raccoglierla è dunque un bel problema, ma sembra non vi siano altre soluzioni, perché solo una parte di essa rientra col tempo in atmosfera e si disintegra. La maggior parte, composta di satelliti fuori uso, boosters e stadi di razzi vettori, frammenti metallici vari e da una quantità di altri oggetti di materiali vari (non esattamente quelli raffigurati qui sopra!), può restare invece in orbita per secoli o millenni, mettendo a rischio le attività che l'uomo svolge nello spazio.
La situazione è decisamente peggiorata a seguito di due episodi avvenuti uno nel 2007, quando la Cina ha testato un missile anti-satellite, riducendone uno obsoleto che fungeva da bersaglio in oltre 150.000 pezzi (dei quali oltre 3000 tracciabili dal suolo), e l'altro nel 2009, quando due satelliti si sono sorprendentemente scontrati, producendo anch'essi un'enorme quantità di detriti.
Complessivamente i due episodi hanno raddoppiato il quantitativo di spazzatura spaziale presente in orbita terrestre, dove ora vi sono circa 22.000 oggetti osservabili dal suolo con appositi telescopi.
Per ridurre questo preoccupante numero, la NASA e la Defense Advanced Research Projects Agency stanno valutando la possibilità di costruire appositi satelliti spazzini, dotati di una serie di strumenti, come reti, arpioni, legacci e magneti, utili a raccogliere varie tipologie di detriti. Guidati da terra e informati sulla posizione dei frammenti, i satelliti li raggiungeranno e li raccoglieranno, scaricandoli poi su orbite compatibili con un rapido e distruttivo rientro in atmosfera.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: National Academy of Sciences