Una collaborazione fra Oxford University e University of Western Australia
ha prodotto una ricerca i cui risultati, pubblicati su Astrobiology,
suggeriscono che l'apparizione della vita sul nostro pianeta
potrebbe essere stata favorita dalle particolari caratteristiche
della pietra pomice.
Partendo da quella che sembra oggi un certezza, e cioè che le
prime forme di vita attecchirono nei microscopici anfratti porosi della sabbia
delle spiagge, i ricercatori delle due università, sotto la guida di Martin Brasier
e David Wacey, hanno cercato il mezzo che può aver fatto da culla ai
primi "esseri" e che può anche averli trasportati verso le
spiagge dove poi hanno proliferato.
A questi compiti sembra assolvere molto efficacemente la pomice
eruttata dai vulcani (nella foto, un deposito di pomice in
Grecia). La sua capacità di galleggiare sull'acqua e l'elevato
rapporto fra superficie e volume, dovuto all'elevato livello di
porosità, sono già un buon inizio. Inoltre la pomice assorbe
facilmente i metalli, i fosfati e gli elementi organici. Infine, il
suo vagare sulle acque la sottopone a una gran quantità di condizioni
diverse, esponendola anche alla luce ultravioletta del Sole.
Nel loro insieme, queste caratteristiche rendono la pomice
un ambiente ideale per il verificarsi di quei processi chimici che
portano alla nascita della vita. Per tale motivo il team
anglo-australiano intende ora esaminare i fossili più antichi alla
ricerca di tracce di pomice (nel riquadro, un esempio), nonché condurre esperimenti di
laboratorio per verificare se esponendo la pomice a condizioni
ambientali simili a quelle presenti sulla Terra circa 3,5 miliardi di anni fa è
possibile creare i catalizzatori e i composti organici che si
ritiene siano alla base della vita come noi la conosciamo. |