Nel 2007 fu presentata una
ricerca molto suggestiva, secondo la quale l'asteroide che 65
milioni di anni fa estinse i dinosauri (e numerosissime altre specie
viventi) si era originato a seguito di uno scontro catastrofico fra
l'asteroide 298 Baptistina e un suo simile.
Studiando la riflettività superficiale della famiglia di frammenti
originati dalla collisione (riconoscibili per alcune comuni
peculiarità orbitali), erano state stimate le loro dimensioni, che
avevano a loro volta permesso di stimare il grado di dispersione
delle orbite (che è inversamente proporzionale alla massa del corpo
che le percorre) e di calcolare l'evoluzione di queste ultime a ritroso
nel tempo, fino a giungere all'epoca della collisione subita da
Baptistina. L'evento veniva così fissato a 160 milioni di anni fa.
Considerando il tempo necessario ad un frammento per essere buttato
fuori dalla fascia principale degli asteroidi (dove è avvenuta la
collisione), a causa delle perturbazioni gravitazionali di Giove e
Saturno, ed essere spinto nel sistema solare interno, su una rotta
di collisione con la Terra (complessivamente circa 100 milioni di
anni), se ne deduceva che Baptistina era il migliore candidato a
rivestire, anche se non direttamente, il ruolo di killer dei
dinosauri.
Quello scenario viene ora messo in discussione dall'elaborazione di
una gran quantità di dati ottenuti con il Wide-field Infrared Survey Explorer
della NASA, che ha osservato 1056 membri della famiglia di
Baptistina, determinando fra l'altro la riflettività infrarossa di
ciascuno. La maggiore precisione dei valori derivati in questa
regione dello spettro elettromagnetico e la loro combinazione con le
migliori stime di riflettività ottenute nel visibile hanno portato a
una sensibile revisione delle dimensioni dei singoli membri, e
quindi a una diversa ricostruzione della loro evoluzione a ritroso
nel tempo, fino a scoprire che l'impatto di Baptistina è avvenuto 80
milioni di anni fa e che quindi è estremamente improbabile che sia
stato un suo frammento a precipita sulla Terra solo 15 milioni di
anni dopo. |