29 Set 2011

 

I pianeti terrestri preferiscono le stelle G

 

Si moltiplicano le pubblicazioni scientifiche basate sui dati preliminari del telescopio spaziale Kepler, che ha individuato oltre un migliaio di potenziali pianeti attorno a stelle più o meno simili al Sole. Uno degli ultimi articoli, pubblicato su The Astrophysical Journal da Wesley Traub, Chief Scientist del NASA’s Exoplanet Exploration Program, giunge alla conclusione che i pianeti di tipo terrestre presenti nelle zone abitabili di stelle di tipo F, G e K sono più comuni di quanto precedentemente ipotizzato.
Elaborando le osservazioni effettuate da Kepler nei suoi primi 136 giorni di missione, Traub ha stimato la percentuale di pianeti potenzialmente simili alla Terra considerando una serie di parametri fisici e orbitali, fra i quali raggio,  periodo e tipo spettrale della stella ospite. La stima è ovviamente parziale, poiché il censimento di Kepler è completo solo per una ristretta zona di cielo, per stelle con magnitudine minore di 14, per pianeti in transito con raggio maggiore di 0,5 raggi terrestri, e per periodi inferiori ai 42 giorni. Bisogna inoltre considerare che le scoperte di esopianeti fatte da Kepler privilegiano quelli che orbitano più vicini alle loro stelle, oltre che quelli di maggiore diametro.
Con queste premesse, e prendendo come riferimento i 1235 esopianeti del database B2011 di Kepler, Traub ha calcolato che un terzo delle 159 stelle di tipo F, delle 475 di tipo G e delle 325 di tipo K incluse nel database possono ospitare nella zona abitabile un pianeta di tipo terrestre. Di conseguenza, almeno numericamente, sono proprio le stelle come il Sole, quelle di tipo G, a raccogliere più Terre.
I risultati di Traub, per quanto riferibili a un campione limitato, vanno a inserirsi in un più ampio contesto che sembra confermare la presenza nel cosmo di una gran quantità di pianeti che hanno almeno qualche caratteristica a noi familiare, anche se da questo a ritenerli abitabili o abitati il passo è lunghissimo.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA’s Exoplanet Exploration Program