Si moltiplicano le pubblicazioni scientifiche basate sui dati
preliminari del telescopio spaziale Kepler, che ha individuato oltre
un migliaio di potenziali pianeti attorno a stelle più o meno simili
al Sole. Uno degli ultimi articoli, pubblicato su The Astrophysical Journal
da Wesley Traub, Chief Scientist del NASA’s Exoplanet Exploration Program,
giunge alla conclusione che i pianeti di tipo terrestre presenti
nelle zone abitabili di stelle di tipo F, G e K sono più comuni di
quanto precedentemente ipotizzato.
Elaborando le osservazioni effettuate da Kepler nei suoi primi 136
giorni di missione, Traub ha stimato la percentuale di pianeti
potenzialmente simili alla Terra considerando una serie di parametri
fisici e orbitali, fra i quali raggio, periodo e tipo
spettrale della stella ospite. La stima è ovviamente parziale,
poiché il censimento di Kepler è completo solo per una ristretta
zona di cielo, per stelle con
magnitudine minore di 14, per pianeti in transito con raggio
maggiore di 0,5 raggi terrestri, e per periodi inferiori ai 42
giorni. Bisogna inoltre considerare che le scoperte di esopianeti
fatte da Kepler privilegiano quelli che orbitano più vicini alle
loro stelle, oltre che quelli di maggiore diametro.
Con queste premesse, e prendendo come riferimento i 1235 esopianeti
del database B2011 di Kepler, Traub ha calcolato che un terzo delle
159 stelle di tipo F, delle 475 di tipo G e delle 325 di tipo K
incluse nel database possono ospitare nella zona abitabile un pianeta di tipo terrestre.
Di conseguenza, almeno numericamente, sono proprio le stelle come il
Sole, quelle di tipo G, a raccogliere più Terre.
I risultati di Traub, per quanto riferibili a un campione limitato,
vanno a inserirsi in un più ampio contesto che sembra confermare la
presenza nel cosmo di una gran quantità di pianeti che hanno almeno
qualche caratteristica a noi familiare, anche se da questo a
ritenerli abitabili o abitati il passo è lunghissimo. |