Attraverso complesse simulazioni
matematiche, che tengono conto della distribuzione su larga scala
della materia, è possibile descrivere graficamente la complessa
struttura dell'universo. L'immagine che accompagna questa news è il
risultato di una di quelle simulazioni ed evidenzia un'intricata
trama composta di filamenti e nodi, la cui composizione è
prevalentemente a base di galassie.
A dominare questa struttura è la materia oscura, che in un certo
senso usa la materia ordinaria, quella a noi visibile, come
tracciante per evidenziare gli effetti della sua influenza
gravitazionale.
Dal nostro punto di osservazione, la contorta struttura filamentare
appare sempre più evidente al crescere della distanza della materia
che la compone, mentre è più difficile riconoscerla a distanze
relativamente brevi o addirittura in prossimità della nostra
Galassia. Fino ad ora, almeno.
Un gruppo di astronomi dell'Australian National University
presenterà infatti il mese prossimo, su The Astrophysical Journal, i
risultati di una nuova ricerca che rivela come anche la Via
Lattea faccia in realtà parte di un filamento che la collega alla
più vasta trama disegnata dagli ammassi di galassie.
Gli autori della scoperta (fra i quali Stefan Keller, Dougal Mackey
e Gary Da Costa, della Research School of Astronomy and Astrophysics at ANU)
hanno esaminato alcuni aspetti evolutivi degli ammassi globulari e
delle galassie satelliti in orbita attorno alla Via Lattea, trovando
che la loro disposizione nello spazio è equiparabile a quella di un
filamento simile a quelli delle simulazioni.
Si tratterebbe di una specie di cordone ombelicale attraverso il
quale in epoche remote la nostra galassia è stata alimentata a spese
di galassie più piccole, a molte delle quali la Via Lattea avrebbe
strappato la materia disposta più esternamente, lasciando solo il
nucleo. Secondo i ricercatori australiani, gli attuali ammassi
globulari sarebbero il residuo di ciò che resta di quei nuclei. |