2 Apr 2012

 

Mattoni della vita in tutto l'universo

 

La formazione degli elementi organici (molecole nella cui composizione sono prevalentemente presenti in varie combinazioni azoto, carbonio, fosforo, idrogeno, ossigeno, silicio e zolfo)  necessita della favorevole partecipazione di tre fattori per poter dare origine ai cosiddetti mattoni della vita, ovvero amminoacidi, nucleobasi e molecole anfifiliche, che portano rispettivamente alla creazione di proteine, DNA e RNA, e membrane cellulari. Quei tre fattori sono ghiaccio, radiazione ultravioletta e calore.
Sebbene nel nostro sistema solare gli elementi organici siano molto diffusi, la loro origine non è chiara, perché essendosi formati in larga parte nella nebulosa protosolare dalla quale è nato il nostro sistema solare (simile a quella del rendering in alto), in quell'ambiente, con il Sole avvolto in un bozzolo da gas e polveri, di radiazione ultravioletta non poteva essercene a sufficienza per giustificare le percentuali di elementi organici oggi osservate.
Per trovare una soluzione al problema, Fred Ciesla (University of Chicago) e Scott Sandford (NASA Ames Research Center) hanno ricreato in una simulazione al computer l'evoluzione dinamica dei gas e delle polveri presenti nella nube protosolare, scoprendo che nel caotico rimescolamento tipico di quell'ambiente, il materiale presente nella nube si è venuto a trovate prima o poi nelle regioni più periferiche della nube stessa, dove è stato raggiunto dalla radiazione ultravioletta di altre stelle.
L'azione di quest'ultima sui ghiacci (evidentemente presenti in quelle regioni periferiche, dove la temperatura era inferiore ai 30 Kelvin) e l'apporto di calore da parte delle polveri riscaldate dalla medesima luce ultravioletta o dalla radiazione infrarossa del nascente Sole hanno fatto il resto.
Essendo questo scenario estremamente comune nell'universo (è più difficile ammettere il contrario), è assai probabile che i mattoni della vita siano presenti ovunque.
 

by Michele Ferrara

credit: University of Chicago, NASA Ames Research Center