Il consistente numero di pianeti
giganti che orbitano nelle zone temperate di numerose stelle sta
facendo nascere un nuovo filone di ricerca, quello delle possibili
lune abitabili. Finora si era puntato essenzialmente sulla ricerca di
pianeti come la Terra collocati su orbite astrocentriche, ma nulla
esclude che attorno ad alcuni pianeti giganti possano esistere lune
abbastanza massicce da poter conservare un'atmosfera e, se la
temperatura lo consente, anche acqua liquida in superficie.
Per indagare questa interessante opportunità sono stati proposti
negli ultimi tempi tre diversi modelli (da David Kipping, da Luis Tusnski con Adriana Valio, e da András Pál) che sulla base di
opportune simulazioni hanno fornito interessanti informazioni sui
possibili scenari nei quali cercare lune dotate di ciò che può
servire al sostentamento della vita.
La minima massa accettabile per una luna extrasolare abitabile
dovrebbe essere pari a circa 1/3 di quella della Terra, quindi
almeno il triplo di quella di Marte, diversamente la forza
gravitazionale non sarebbe in grado di trattenere un'atmosfera
sufficientemente spessa. La distanza fra la super luna e il pianeta
gigante dovrebbe inoltre essere sufficientmente ampia da non
generare devastanti maree. La tecnica basilare per scoprire quelle
lune sarebbe ovviamente quella dei transiti sul disco delle stelle,
nel qual caso la loro impronta consisterebbe in un lievissimo
affievolimento della luce stellare, quindi un segnale secondario
rispetto all'occultazione principale operata dal pianeta gigante.
Stando ai modelli proposti per prevedere come può apparire quel
segnale in base alla disposizione orbitale dei protagonisti, non è
nemmeno necessario, anche se preferibile, che l'orbita di una luna
sia allineata alla nostra linea di vista, perché la sua presenza e
natura può essere confermata anche attraverso le (quasi
impercettibili) oscillazioni imposte al moto rettilineo della
stella.
Il principale problema nella scoperta di lune in transito sul disco
di altre stelle è rappresentato dalla presenza di macchie
fotosferiche, un "rumore" che può comunque essere eliminato
attraverso una prolungata serie di osservazioni.
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by Michele Ferrara & Marcel
Clemens |
credit:
NASA/MNRAS |
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