Dopo i problemi seguiti al lancio
della sonda Phobos-Grunt, che le hanno impedito di iniziare il suo
viaggio verso Marte e il suo satellite Phobos, i tecnici
dell'agenzia spaziale russa Roscosmos non avevano molte speranze di
salvarla da una caduta nell'atmosfera terrestre. E infatti ieri
pomeriggio (17:45 GMT), dopo poco più di due mesi dal lancio, la
sonda è rientrata in atmosfera disintegrandosi quasi completamente.
Secondo la Rascosmos, delle 14,9 tonnellate di massa iniziale, solo
un paio di quintali sono caduti sul nostro pianeta, suddivisi in
20-30 frammenti diversi. La zona d'impatto viene data nell'oceano
Pacifico, a circa 1250 km a ovest dell'isola di Wellington, al largo
delle coste cilene.
Fino a sabato c'era ampia incertezza sui tempi del rientro, compresi
fra le 16:41 e le 21:05 GMT, che quindi non facevano escludere la
possibilità di una caduta dei frammenti sull'Argentina. La
principale preoccupazione veniva dall'abbondante carburante a bordo
della sonda, che sarebbe dovuto servire per tutte le operazioni
attorno a Marte e su Phobos. Su quest'ultimo erano previsti prelievi
di campioni di terreno da riportare sulla Terra. Se, come previsto,
il combustibile si è incendiato e si è esaurito durante il
disastroso rientro, non è chiaro il destino del cobalto-57, metallo
radioattivo, anch'esso a bordo della sonda. Il quantitativo era
comunque minimo e alla peggio ora è in fondo all'oceano.
Il fallimento della missione Phobos-Grunt è una grave perdita non
solo in termini economici (170 milioni di dollari andati in fumo),
ma anche e soprattutto scientifici, perché dallo studio dei campioni
prelevati su Phobos sarebbero venute importanti informazioni sulla
nascita dell'intero sistema solare. I pochi testimoni che hanno
assistito al rientro della Phobos-Grunt lo hanno descritto simile a
quello di un razzo Soyuz avvenuto il mese scorso e visibile nella
foto in alto.
|
by Michele Ferrara & Marcel
Clemens |
credit: Roscosmos |
|