Sembra impossibile scoprire una
galassia nana a quasi 10 miliardi di anni luce di distanza, visto
che è difficile individuarle anche a "due passi" dalla Via Lattea,
eppure è successo. A riuscire in questa inattesa impresa sono stati
alcuni ricercatori guidati da Simona Vegetti, del Massachusetts Institute of Technology.
Il team era impegnato con il telescopio Keck II delle Hawaii nello
studio di una gigantesca galassia ellittica (denominata JVAS B1938 + 666
e distante 9,8 miliardi di anni luce) che funge da lente
gravitazionale per una galassia ancora più remota. Utilizzando un
sofisticato modello matematico per determinare la massa della lente
in ogni sua parte, Vegetti e colleghi si sono accorti di un eccesso
di massa in una regione dell'anello di Einstein (nella foto) che si
forma per la distorsione della luce della galassia amplificata dalla
lente.
Dopo aver confermato quell'eccesso di massa anche utilizzando un
secondo modello matematico, è diventato chiaro che solo la presenza
di una galassia nana satellite di JVAS B1938 + 666 poteva essere
responsabile dell'anomalia. In questo modo si è capito che pur senza
avere la possibilità di osservare direttamente galassie nane a
grandi distanze, si può comunque avvertire la loro presenza dalle
caratteristiche degli anelli o degli archi creati dalle lenti
gravitazionali che deflettono la luce di galassie più remote.
In questo modo diventa dunque possibile scoprire anche lontanissime
galassie nane formate quasi unicamente di materia oscura, che
secondo alcuni ricercatori potrebbero essere di gran lunga le più
abbondanti nell'universo, tanto che la nostra stessa galassia ne
avrebbe attorno fino a 10mila non ancora individuate!
|
by Michele Ferrara & Marcel
Clemens |
credit: D. Lagattuta / W. M. Keck Observatory |
|