La scoperta di molecole d'acqua
intrappolate nei terreni lunari risale ufficialmente agli anni '90,
fu infatti nel 1994 che la sonda Clementine della NASA ne registrò
la presenza analizzando le onde radio riflesse dalla superficie del
nostro satellite. Nel 1998 la scoperta venne poi confermata, tramite
una diversa tecnica d'indagine, dalla sonda Lunar Prospector. Infine
nel 2009 ulteriori evidenze giunsero dai rilievi effettuati dalla
sonda indiana Chandrayaan-I e da un esperimento di evaporazione di
roccia lunare tramite l'impatto al suolo di uno stadio di un razzo
statunitense Centaur.
In realtà la presenza di molecole d'acqua nei terreni lunari era già
stata abbondantemente rilevata nei 3 quintali di rocce e polveri
riportati a Terra dalle missioni Apollo, ma i tecnici della NASA
avevano interpretato quella presenza come una contaminazione di
origine terrestre, poiché i contenitori dei campioni stessi non
erano mai risultati sigillati perfettamente a causa di sabbia lunare
presente nel dispositivo di chiusura. Pertanto nessuna scoperta di acqua
fu mai annunciata.
Al di là della cortina ferro erano stati invece più attenti e quando
nel 1976 la sonda sovietica Luna 24 rispedì sulla Terra 170
grammi di suolo raccolti a 2 metri di profondità nel Mare Crisium, la successiva analisi
evidenziò inequivocabilmente la
presenza di molecole d'acqua, nella misura dello 0,1 della massa del
campione.
Della notevole scoperta era stata data notizia sul
periodico scientifico Geokhimiia, che stampava sia in russo sia in
inglese, ma stranamente in Occidente nessuno diede il giusto rilievo
alla cosa. Fino ad ora, perché alcuni articoli recentemente
pubblicati da Arlin Crotts, astrofisico e storico della scienza alla
Columbia University di New York, hanno chiarito la cronologia dei
fatti, attribuendo giustamente all'astronautica russa la scoperta
dell'acqua sulla Luna.
by Michele Ferrara |
credit: Columbia University, NASA |
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