15 Giu 2012

 

Calcolata la distanza di HDF 850.1

 

Da quando nel 1995 il telescopio spaziale Hubble produsse una delle sue profondissime immagini dell'universo in banda visibile, di quella stessa regione celeste si iniziarono a prendere immagini anche in altre bande dello spettro elettromagnetico, al fine di identificare le controparti ottiche di oggetti (essenzialmente galassie) che emettevano luce invisibile all'occhio umano.
In questo ambito fu condotta nel 1998 una ricerca a lunghezze d'onda submillimetriche (oltre il confine dell'infrarosso) che svelò la presenza di una brillantissima galassia non registrata da Hubble (foto qui sopra) e che fu catalogata come HDF850.1 (traducibile in: il primo oggetto scoperto alla lunghezza d'onda di 850 micrometri nell'Hubble Deep Field).
Da allora qualunque tentativo di misurare la distanza di quella insolita galassia era stato vano, ma si era intanto appurato che la forte luminosità nel submillimetrico era dovuta a un'iperproduzione di nuove stelle, stimata in circa 850 unità all'anno, quando invece in una galassia normale come la nostra le nuove stelle che si formano in un anno si contano con una mano. Dalla luminosità e dal ritmo di produzione stellare era stato calcolato anche un valore indicativo della massa: circa 130 miliardi di masse solari (più meno la metà della nostra galassia).
Ma ora i ricercatori sono riusciti ad avere anche una stima attendibile della distanza di HDF850.1, e ciò misurando lo spostamento verso il rosso della luce emessa dalle nubi di gas molecolare che non possono che abbondare in un ambiente dove nascono in continuazione nuove stelle. Il valore trovato è sorprendente: 12,6 miliardi di anni luce, il che significa che quella galassia si trova ad appena 1,1 miliardi di anni dal Big Bang. E' un'ulteriore conferma del fatto che anche in epoche così remote esistevano galassie massicce e molto attive, interessate da eventi collisionali, perché solo una collisione fra galassie può aver scatenato l'iperattività di HDF850.1. 
 

by Michele Ferrara

credit: STScI/NASA/F. Walter (MPIA), NRAO