Dopo aver scongiurato qualunque
impatto con la Terra nel 2036 da parte del famoso asteroide Apophis, ora gli
astronomi del Near-Earth Object (NEO) Observation Program, attivo
presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, danno buone
notizie anche per quanto riguarda un'altra minaccia, portata questa volta da
un più anonimo asteroide, catalogato con la sigla 2011 AG5, che
sembrava avesse qualche chance di venirci addosso nel 2040.
Scoperto l'8 gennaio 2011 con il riflettore di 1,5 metri
dell'Osservatorio di Mount Lemmon (quando era di magnitudine 19,6),
risulta avere un diametro di 140 metri e un potenziale distruttivo,
in caso di impatto, paragonabile al doppio della più potente bomba
nucleare fatta esplodere sul nostro pianeta. Potrebbe quindi
devastare un'area ampia almeno un centinaio di chilometri.
I risultati delle ultime ricerche sui suoi parametri orbitali
sembrano però ridimensionare ulteriormente la già piccola
probabilità di una collisione con la Terra nel 2040, anche se gli
astronomi del JPL preferiscono aspettare il prossimo periodo
favorevole di osservabilità, fissato per l'autunno 2013, per dare un
responso quasi definitivo. La certezza matematica si avrà invece
solo nel febbraio 2023, quando 2011 AG5 si troverà a circa 1,8
milioni di km dal nostro pianeta: se in quell'occasione dovesse
transitare all'interno di una zona critica, ampia solo 365 km,
chiamata in gergo "keyhole" (buco della serratura), allora
l'attrazione gravitazionale terrestre modificherà l'orbita
dell'asteroide nell'esatta misura necessaria a collidere con esso al
successivo appuntamento del 2040. Ad oggi, questa sgradita evenienza
viene data probabile con una percentuale inferiore all'1%, ma già
l'anno prossimo si è fiduciosi sul poterla ridurre quasi a zero.
by Michele Ferrara |
credit: JPL/NASA |
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