E'
piuttosto difficile da credere che un grande telescopio
professionale, addirittura un'unità del Very Large Telescope
dell'ESO, possa essere puntato sulla Luna, per di più non nella
parte illuminata, bensì in quella in ombra. Che ci sarà mai da
vedere lì. Semplice, la luce della Terra.
Tutti abbiamo visto la cosiddetta luce cinerea, quella debole
luminescenza che lascia intravedere con difficoltà le principali
strutture superficiali della Luna, soprattutto 3-4 giorni prima e
dopo la fase nuova. In quella luce c'è qualcosa che va ben al di là
dell'elemento spettacolare e romantico, c'è la luce della Terra che
rimbalzando sul nostro satellite torna verso di noi.
E allora? Allora già da tempo i ricercatori stanno studiando quella
debole luce per trovarvi i segni della vita terrestre, così da
costruire un modello che possa essere applicato alle atmosfere dei
pianeti extrasolari. Dopo numerosi tentativi senza particolari
successi, un team facente capo all'ESO ha sfruttato le proprietà
della luce polarizzata per evidenziare la presenza di alcuni
elementi chiave che in luce normale non sarebbero distinguibili.
Fra quegli elementi troviamo il biossido di carbonio, il metano,
l'ossigeno e l'ozono, i quali se lasciati liberi nell'atmosfera si
combinano piuttosto rapidamente e all'analisi spettrale non offrono
righe particolarmente marcate, ma se invece vengono continuamente
prodotti, spiccano nella luce di un pianeta. A produrli sulla Terra
ci pensano gli esseri viventi, piante in particolare, e sono
pertanto un segno distintivo della presenza di vita.
Osservando con opportune tecniche la luce cinerea della Luna è stato
quindi possibile riconoscervi tracce riconducibili alla vita sul
nostro pianeta, un buon inizio per cercarla anche altrove.
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by Michele Ferrara & Marcel
Clemens |
credit: ESO |
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