Nell'ottobre del
2010, il satellite INTEGRAL dell'ESA scopriva una sorgente X in
direzione di Terzan 5, un ammasso globulare distante 25mila anni
luce, nella costellazione del Sagittario. Il sospetto che potesse
trattarsi di un sistema binario composto da una stella di neutroni e
da una normale stella di sequenza principale veniva confermato tre
giorni dopo, quando un altro satellite, l'RXTE, rilevava pulsazioni
regolari nell'emissione X, caratteristica tipica delle pulsar.
Da una regolare variazione nella pulsazione è stato poi possibile
stabilire che il periodo di rivoluzione della stella collassata
attorno all'altra (o, meglio, attorno al comune baricentro) è di
circa 21 ore. Un tempo così breve indica una forte vicinanza fra i
due astri e ciò comporta che quello più denso possa strappare
materia all'altro, materia (composta di idrogeno ed elio) che
attraverso un disco di accrescimento precipita sulla superficie
della pulsar, dove la fortissima gravità la comprime al punto che
oltre un certo limite si innescano esplosive reazioni termonucleari.
Ciò si traduce in forti emissioni di raggi X, le stesse osservate da
RXTE.
I modelli prevedono che se il flusso di materia è costante anche le
reazioni termonucleari lo sono e quindi si dovrebbe poter osservare
un flusso X costante. Finora questo comportamento non è stato
riscontrato in nessuna delle circa 100 pulsar esplosive note, ma la
pulsar identificata da RXTE, ora denominata T5X2, è quanto di più
vicino si conosca a quello scenario, in quanto caratterizzata da
lunghe serie di esplosioni che più diventano frequenti più appaiono
regolari nell'emissione X, come illustra il grafico qui sopra,
frutto di un recente lavoro di prossima pubblicazione su The Astrophysical Journal:
picchi moderati indicano un flusso costante di materia che precipita
sulla pulsar; picchi elevati indicano invece eventi esplosivi
isolati e particolarmente violenti.
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by Michele Ferrara & Marcel
Clemens |
credit: NASA's Goddard Space Flight Center |
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