Dopo circa 100mila immagini e oltre 4 milioni di misurazioni
raccolte dalla sonda MESSENGER (da Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry and Ranging),
si inizia ad avere un quadro piuttosto preciso e insolito della
struttura interna ed esterna di Mercurio.
Si era ad esempio per lungo tempo creduto che il piccolo pianeta si fosse
rapidamente raffreddato dopo la sua formazione e fosse presto
divenuto un pianeta morto, senza particolari dinamiche a livello di
nucleo. Scopriamo invece, da due lavori pubblicati su Science da
ricercatori di MIT, Carnegie Institution, Johns Hopkins University
e Goddard Space Flight Center, che Mercurio ha un nucleo più interno
di ferro circondato da uno spesso strato di ferro e zolfo, e che il
tutto complessivamente occupa l'85% del raggio del pianeta (nel caso
della Terra quel valore è solo del 15%).
Inoltre è stato scoperto che l'enorme nucleo ha influenzato per
lungo tempo il sottile mantello e la crosta superficiale di
silicati, tanto che il pavimento di alcuni crateri da impatto
risulta essersi inclinato ben dopo la loro formazione, segno
evidente di movimenti in profondità. Sono anche stati osservati casi
di migrazione di intere zolle superficiali e anche in questo caso la
causa viene attribuita allo spostamento di grosse masse a livello
del nucleo esterno.
I risultati finora ottenuti dalle osservazioni di MESSANGER sembrano
dunque indicare che Mercurio ha avuto un'evoluzione geologica ben
differenziabile da quella degli altri pianeti rocciosi e soprattutto
da quella della Luna, alla quale era finora stato ingiustamente
accomunato.
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by Michele Ferrara |
credit: NASA/JHUAPL/CIW-DTM/GSFC/MIT/Brown Univ.
Rendering by James Dickson |
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