Alcuni ricercatori delle
università di Leicester (UK) e Monash (Australia) hanno proposto una
valida soluzione al problema dei buchi neri troppo massicci presenti
nel giovane universo. Esistono infatti al centro di numerose
galassie primordiali dei super massive black hole (SMBH) con masse
talmente grandi, fino a 10 miliardi di masse solari (quello al
centro della Via Lattea arriva sì e no a 4 milioni), che spiegarne
l'esistenza attraverso la semplice cattura di gas galattico che
transita su un singolo disco di accrescimento è impossibile.
Il tasso di crescita attribuito a questo semplice meccanismo è così
lento che per accumulare la massa di alcuni SMBH non basterebbe
l'età dell'universo stesso, senza considerare il fatto che in realtà
quegli oggetti sono arrivati alle dimensioni riscontrate in molto
meno tempo, addirittura in un decimo dell'età dell'universo.
La nuova ricerca, supportata da simulazioni al computer, parte dal
presupposto che l'accrescimento dei SMBH possa avvenire anche
attraverso due distinti dischi, disposti a distanze diverse e aventi
inclinazioni diverse, che dopo un tempo relativamente breve dalla
loro formazione interagiscono, facendo perdere momento angolare al
gas che li compone, il quale finisce presto per precipitare sul buco
nero.
Il tal caso, la velocità di crescita dei SMBH arriverebbe ad essere
anche 1000 volte superiore a quella che caratterizza un solo disco e
ciò può spiegare efficacemente l'esistenza di oggetti tanto massicci
in epoche relativamente vicine al Big Bang.
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by Michele Ferrara |
credit: Department of Physics and Astronomy, University of Leicester |
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