Un team di astronomi con a capo Suvi Gezari,
della Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland) ha osservato
una stella finire nella fauci di un gigantesco buco nero annidato in
una galassia lontana 2,7 miliardi di anni luce. Ovviamente non è
stata vista direttamente la stella, ma sono stati registrati gli
effetti di quel raro evento e per la prima volta si è potuto stabilire
lo stato evolutivo della stella dilaniata dal mostruoso oggetto
collassato.
Tutto è partito da osservazioni effettuate nel 2010 con il Galaxy Evolution Explorer
e con Pan-STARRS1, dalle quali risultava un aumento di luminosità
ultravioletta in corrispondenza del centro della lontana galassia.
Dalla curva di luce era evidente che non poteva trattarsi di una
supernova, troppo lenta la salita al massimo, ma le energie in gioco
erano paragonabili.
Successive analisi spettroscopiche compiute con il Multiple Mirror Telescope
indicavano che il buco nero centrale stava fagocitando grandi
quantità di elio e che questo si muoveva a 32 milioni di km/h, contro i 360
mila km/h del gas interstellare lontano da quella regione.
Secondo i ricercatori, il gigantesco buco nero (paragonabile a
quello presente nel centro della Via Lattea) sta finendo di divorare il nucleo
tipicamente ricco di elio di una stella evoluta, dopo averle già
strappato gli strati esterni ricchi di idrogeno in un precedente
passaggio ravvicinato.
Le simulazioni indicano che in questi casi
una parte del gas finisce direttamente nel buco nero, mentre un'altra
parte si dispone lungo un tratto dell'orbita originariamente descritta
dalla stella, come rappresentato nell'immagine in alto. I risultati
della ricerca di Gezari e colleghi sono usciti ieri nell'edizione
online di Nature.
by Michele Ferrara |
credit: NASA, S. Gezari (The Johns Hopkins University)
and J. Guillochon (University of California, Santa Cruz) |
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