Ancora una volta è stato scoperto
nell'universo con età di appena mezzo miliardo di anni o poco più
ciò che mai ci si sarebbe aspettato: galassie e quindi stelle con un
elevato contenuto di metalli, ovvero di elementi chimici più pesanti
dell'idrogeno e dell'elio.
Secondo le teorie più accreditate, proprio in quella lontanissima
epoca, collocabile a 13,7 miliardi di anni fa, le prime stelle erano
a malapena in fase di formazione e la loro composizione doveva essere a base
esclusiva di idrogeno ed elio. L'universo non poteva perciò
essere già stato arricchito di metalli attraverso la morte della
prima generazione di stelle. Le osservazioni dicono invece il
contrario.
L'ultimo esempio in questo senso viene dal Niels Bohr Institute di Copenhagen,
dove è stato studiato un campione di 10 galassie giovanissime,
lontane fra 10 e 12 miliardi di anni. Non potendo analizzare
direttamente i loro spettri (e quindi la loro composizione) a causa
della bassissima luminosità, i ricercatori hanno utilizzato un
escamotage: osservare quelle frapposte fra noi e un ancora più
lontano quasar, in modo da derivare la composizione delle galassie
dalle righe di assorbimento visibili nello spettro del quasar.
Ciò che è emerso è quasi incredibile: la quantità di metalli
presente in quelle galassie è paragonabile a quella del Sole! Se 1-3
miliardi di anni dopo il Big Bang c'erano in giro già tutti quei
metalli, vuol dire che numerosissime stelle erano già esplose e che
complessivamente tutto l'universo è evoluto molto più rapidamente
del previsto, almeno dal punto di vista chimico.
Questo nuovo scenario ha un'importante ripercussione: i pianeti e la
vita su di essi necessitano degli elementi pesanti per esistere e se
già 12-13 miliardi di anni fa esistevano condizioni ideali alla loro
comparsa, oggi nell'universo potrebbero esserci pianeti e civiltà
vecchi quasi come l'universo stesso.
by Michele Ferrara |
credit: Niels Bohr Institute, University Copenhagen |
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