Per coloro che ritengono
improbabile arrivare in piena salute al 2117, all'alba del 6 giugno
prossimo ci sarà l'ultimo appuntamento con il transito di Venere sul
disco del Sole. Sarà però necessaria una levataccia e sarà
indispensabile avere l'orizzonte quanto più possibile sgombro nel
punto in cui sorgerà il Sole. Dall'Italia si vedrà infatti l'ultima
parte del transito con l'egresso di Venere, e prima si riuscirà a
scorgere il Sole più lungo sarà lo scampolo di fenomeno visibile.
Gli osservatori più avvantaggiati saranno quelli geograficamente più
ad est, meglio ancora se posti sulla costa adriatica o sugli
Appennini. Meteo permettendo, l'unica vera insidia saranno le brume
mattutine, quindi meglio optare per un sito di osservazione in
altura.
I transiti di Venere si presentano in coppie, con un evento che
segue di 8 anni l'altro e che si ripetono ogni 105 e 121 anni. Nel
1761 il fenomeno fu utilizzato per stimare la distanza di Venere
dalla Terra (attraverso la triangolazione) e per risalire da quella
misura alle dimensioni dell'intero sistema solare.
Quell'anno Edmond Halley organizzò una grande campagna di
osservazione alla quale aderirono 120 astronomi che si distribuirono
in 62 località di 4 continenti. Le difficoltà da superare furono
molte, a cominciare dalla necessità di portarsi appresso il tempo
tarato a Greenwich, sotto forma di pendoli, il cui corretto
funzionamento era fondamentale per il risultato finale.
A chi vuole seguire via web anche tutte le fasi non visibili
dall'Italia consigliamo questo sito gestito dal National Solar
Observatory (Arizona e New Mexico):
http://venustransit.nso.edu.
by Michele Ferrara |
credit: NSO, AURA, NSF, NASA/LMSAL |
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