Da quando negli anni '20 Edwin
Hubble formulò la sua legge sull'espansione dell'universo, la
costante che determina il tasso di quell'espansione è stata corretta
innumerevoli volte, passando dall'iniziale 500 km/s/Mpc (1 Mpc =
3,26 milioni di anni luce) a valori anche 10 volte inferiori
proposti negli anni '70 e '80. Insomma una costante tutt'altro che
costante, difficile da quantificare essendo legata alla non semplice
misurazione della distanza di alcuni oggetti celesti definiti
"candele standard".
Negli anni '90 gli astronomi si sono poi accorti che l'espansione
dell'universo non è uniforme e che a certe distanze si nota
un'accelerazione, e ciò ha contribuito a mettere in secondo piano la
costante di Hubble, evidentemente non applicabile a tutte le epoche.
Nondimeno di tanto in tanto vengono eseguite osservazioni che
consentono di migliorarne il valore e renderla comunque utile. E' il
caso di una ricerca condotta con il telescopio spaziale Spitzer su
una novantina di cefeidi, dieci delle quali appartenenti alla Via
Lattea e le altre alla Grande Nube di Magellano. Grazie alla
capacità di Spitzer di essere insensibile all'assorbimento della
luce operato dalla polvere interstellare, è stato possibile misurare
con elevata precisione la luminosità di quelle cefeidi e quindi in
base alla loro distanza di affinare la relazione periodo luminosità,
che a sua volta consentirà di meglio calibrare il gradino successivo
della scala della distanze cosmiche, quello delle supernovae di tipo
Ia, determinanti nello studio dell'espansione accelerata
dell'universo, provocata dall'energia oscura. Grazie alla nuova
ricerca condotta con Spitzer è stato ora possibile fissare il valore
della costante di Hubble a 74,3 +/- 2,1
km/s/Mpc.
by Michele Ferrara |
credit: NASA/JPL-Caltech |
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