29 Ott 2012

 

Supernovae Ia, una teoria alternativa

 

Le supernovae di tipo Ia hanno il pregio di raggiungere tutte la stessa luminosità assoluta, il che consente di utilizzarle per calcolare la distanza della galassie in cui esplodono. I modelli realizzati per descrivere quel tipo di esplosioni sono essenzialmente di due tipi, a singolo oggetto degenerato e a doppio oggetto degenerato. Nel primo una nana bianca acquisisce materia da una giovane stella compagna di grandi dimensioni e raggiunta une certa massa critica collassa per poi esplodere; nel secondo sono due nane bianche a cadersi addosso, con il medesimo risultato finale.
In realtà nessuno dei due modelli sembra riscontrare la realtà osservativa nei minimi dettagli e ciò ha dato da pensare a uno dei massimi studiosi di supernovae al mondo, J. Craig Wheeler (University of Texas, Austin) che da oltre 40 anni si occupa di questo genere di fenomeni.
Dei due modelli, il meno convincente è il primo, poiché dopo l'esplosione dovrebbero rimanere tracce della giovane compagna, forse "traumatizzata" ma ancora in grado di proseguire il suo percorso evolutivo e quindi visibile. Invece non sembra rimanere niente e questo non è compatibile con una stella di massa rilevante.
Wheeler propone come alternativa un modello in cui la compagna è una vecchia nana rossa, la cui massa molto più modesta andrebbe completamente perduta già nel corso della fase di accrescimento della nana bianca. Le due nane, oltre ad essere le tipologie di stelle più diffuse nella Galassia, sono anche dotate di un discreto campo magnetico, le cui linee di forza finirebbero per unirsi, sincronizzano di periodi di rotazione dei due astri e creando così una corsia preferenziale lungo la quale fluirebbe materia dalla superficie della nana rossa a quella della nana bianca.
Su quest'ultima si creerebbe una cosiddetta "macchia calda", che essendo sempre rivolta verso la compagna la riscalderebbe oltre modo, velocizzando la perdita di materia. Se all'esplosione della nana bianca è rimasto ancora qualcosa della nana rossa, quel poco non avrebbe una gravità sufficiente a fronteggiare l'urto dell'esplosione ed evaporerebbe, non lasciando sul luogo più nulla, salvo il classico residuo di gas e polveri in espansione.
 

by Michele Ferrara

credit: The University of Texas at Austin