Il 13 dicembre scorso davamo
notizia di un improvviso aumento di luminosità mostrato da quello
che doveva essere un asteroide, 596 Scheila, ma che proprio per quel
comportamento poteva invece tradire la sua natura cometaria, per quanto
l'oggetto orbiti stabilmente nella fascia principale degli
asteroidi.
Per risolvere lo strano caso, due team di ricercatori hanno studiato
il fenomeno utilizzando gli spettri e le immagini prese dal satellite
Swift (a sinistra) e dal telescopio spaziale Hubble (a destra),
trovando che effettivamente Scheila è un asteroide e che il
temporaneo burst luminoso è stato causato da una collisione con un
grosso meteorite.
Come riportato nel lavoro che uscirà il 20 maggio su The Astrophysical Journal Letters,
l'oggetto che è impattato con l'asteroide aveva probabilmente un
diametro di circa 30 metri e impattando alla velocità di oltre
17mila km/h può aver scavato un cratere di 300 metri di diametro,
sollevano oltre 660mila tonnellate di materiale (polvere e massi più
o meno grossi), che sono andate a disporsi a mo' di pennacchi ad arco
attorno a Scheila.
Dalla conformazione di questi ultimi si è dedotto che il proiettile
ha colpito la superficie con un angolo di circa 30°.
Complessivamente, il materiale sollevato e disperso nello spazio è
stato 10mila volte superiore a quello prodotto dall'impatto
artificiale realizzato durante la missione Deep Impact a danno della
cometa 9P/Tempel 1.
L'analisi spettroscopica dei pennacchi, che per circa un mese hanno
accompagnato l'asteroide prima di dissolversi, ha rivelato l'assenza
dei tipici gas che si producono attorno alle comete quando la
radiazione ultravioletta del Sole rompe le molecole degli elementi
volatili che sublimano dal nucleo. Ciò significa che il fenomeno
osservato attorno a Scheila non può essere ricondotto
all'esposizione alla radiazione solare di riserve di ghiaccio
superficiale, e l'unica altra alternativa è l'impatto fra oggetti
tipicamente asteroidali. |