Come riferito in una precedente
news, dal dicembre scorso
l'osservatorio neutrinico IceCube, sito presso l'Amundsen-Scott
South Pole Station, sta lavorando a pieno regime, e continuano anche
a essere presentati lavori basati sui dati da esso prodotti.
Uno molto interessante è stato reso pubblico al
recentissimo meeting dell'American Physical Society (tenutosi ad
Anaheim, in California) da Stefan Westerhoff, della University of Wisconsin-Madison.
IceCube rivela i muoni che si producono quando neutrini e raggi
cosmici interagiscono con il ghiaccio che circonda i sensori (uno è
visibile nella foto). Fra il
maggio del 2009 e il maggio del 2010 (quando ancora era in fase di
completamento), sono stati contati circa 32 miliardi di muoni, con
energia media di circa 20 TeV, dovuti ai raggi cosmici.
Di questi ultimi è possibile determinare la direzione di arrivo, e
il lavoro di Westerhoff evidenzia come nel cielo australe, quello
visibile da IceCube, vi siano delle direzioni privilegiate
riconducibili a precise regioni celesti, delle vere e proprie
"macchie calde" dalle quali proviene un eccesso di raggi cosmici.
Allo stesso modo, sono state evidenziate regioni celesti dalle quali
risultano provenire meno raggi cosmici della media.
Una delle macchie calde sembra coincidere con il residuo di
supernova Vela, che effettivamente può essere fonte di raggi cosmici
e che dista quasi 1000 anni luce. Il problema, però, è che oltre
0,03 anni luce dal Sole il campo magnetico galattico è in grado di
distorcere il cammino rettilineo dei raggi cosmici, deflettendoli e
rendendo quindi impossibile determinarne la fonte. In realtà, dal
nostro punto di osservazione, i raggi cosmici prodotti da fonti
galattiche dovrebbero apparirci talmente dispersi da provenire da
qualunque direzione.
E invece, simili macchie calde sono presenti anche nel cielo boreale
(dove sono state rivelate dal
Milagro Observatory di Los Alamos, New Mexico, e dal Tibet Air Shower
Array di Yangbajain) e in più casi appaiono adattarsi alla posizione
di lontane sorgenti. Insomma, un vero mistero che non sembra
risolvibile, almeno con le conoscenze attuali.
Felix Aharonian, del Dublin Institute for Advanced Studies, Ireland,
propone l'esistenza di linee di un campo magnetico che connettono le
lontanissime sorgenti con il nostro sistema solare e che impedisco
al più debole campo magnetico galattico di disperdere i raggi
cosmici. Altri ricercatori propongono invece che le chiazze si
formino entro i confini d'influenza del campo magnetico solare, ma
ciò non spiegherebbe la coincidenza delle posizioni delle macchie
con quelle delle sorgenti lontane. Tutto sembra in realtà piuttosto
fantasioso e di certo la soluzione è ancora lontana. |