Astrofilo_novembre2012 - page 11

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PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
NOVEMBRE 2012
promesso il corretto funzionamento, come
dire meglio avere a disposizione una sola
punta piuttosto che nessuna.
Per preservare un così importante strumen-
to ne è stata però alla fine scientemente
compromessa la rigorosa sterilità, confi-
dando nel fatto che le severe condizioni
ambientali di Marte in generale e del cra-
tere Gale in particolare (bassissime tem-
perature, elevata radiazione ultravioletta,
alta concentrazione di anidride carbonica
a livello del suolo) avrebbero provveduto
esse stesse a sterilizzare il trapano e i suoi
accessori. Sappiamo però bene quanto al-
cuni batteri, definiti estremofili, siano resi-
stenti alle condizioni più avverse, tanto da
sopravvivere a un viaggio interplanetario.
Il rischio che la contaminazione possa aver
comunque luogo non può dunque essere
esclusa del tutto, ma perché abbia luogo
necessita di un elemento indispensabile,
l’acqua. Se una punta ricoperta di spo-
re batteriche dovesse incontrare l’acqua
perforando il sottosuolo marziano, esse si
rivitalizzerebbero e moltiplicandosi occu-
perebbero il nuovo ambiente, eventualità
astrobiologicamente nefasta.
Il fatto che Curiosity stia avanzando su ter-
reni ancora più aridi del previsto è pertan-
to rassicurante. Sarebbe il colmo scoprire
un giorno forme di vita su Marte, per poi
accorgerci che sarebbero aliene solo per i
marziani e non per noi.
Il principale compito di Curiosity è comun-
que quello di cercare residui di vita ormai
estinta, quindi dai prodotti di un eventua-
le metabolismo a veri e propri microfossili,
e sia Link sia Hottah sarebbero siti idea-
li dove iniziare a raccogliere campioni da
analizzare con i minilaboratori in dotazio-
ne al rover. Ma i programmi sono altri e le
prime analisi approfondite sono rimandate
all’ancora più promettente sito di Glenelg,
anch’esso toccato dalla Peace Vallis, circa
300 metri più avanti di Hottah nel percorso
di Curiosity.
Sebbene le maggiori speranze dei ricerca-
tori, circa la presenza di remote tracce di
vita, siano riposte sulle pendici del monte
Sharp (dove lentamente il rover si inerpi-
cherà nei prossimi mesi), è innegabile che
con Link e Hottah siamo già di fronte al
primo ambiente marziano potenzialmente
abitabile in un lontano passato. Avendolo
trovato subito, alla prima occasione dispo-
nibile, viene da pensare che non si tratti di
una fortuita coincidenza e che al contra-
rio terreni con quelle caratteristiche siano
piuttosto diffusi su Marte.
n
entro la quale
Curiosity sarebbe
potuto atterrare;
il tratto azzurro è
invece il suo itine-
rario. [NASA/JPL-
Caltech/ESA/DLR/
FU Berlin/MSSS]
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