l'Astrofilo gennaio 2012 - page 10

ASTROBIOLOGIA
ASTROFILO
l’
invariato lungo tutto l’orbita
e quindi può essere distinto
spettroscopicamente dall’al-
tro flusso (tralasciamo le infi-
nitesime variazioni dovute
allo spostamento sull’orbita
rispetto all’osservatore, pe-
raltro a carico di entrambi i
flussi). È questo il nocciolo
della questione: il flusso in
funzione del tempo della
luce naturale ha un anda-
mento più sinuoso, mentre
quello della luce artificiale è
più rettilineo, e osservazioni
protratte sul lungo periodo
possono discriminare i due
flussi. Potrebbe tuttavia esi-
stere una remota probabilità
che gli “elementi rivelatori”
siano in realtà di origine na-
turale, potremmo ad esem-
pio essere ingannati da
un’atmosfera aliena ricca di
vapori di mercurio o di sodio
(gli stessi che utilizziamo per
illuminare le strade) eccitati
da fonti di energia anch’essa
naturale. Se così fosse, però,
la distribuzione e l’intensità
luminosa di quegli elementi
dovrebbe risultare, sempre
sul lungo periodo, uniforme
rispetto alla superficie planetaria e quindi
riconoscibile, mentre fonti luminose al
suolo, creerebbero un flusso molto meno
omogeneo e variabile con la rotazione del
pianeta. Il metodo più efficiente e potente
nell’identificazione di illuminazione artifi-
ciale su altri pianeti è dunque quello di mi-
surare le variazioni dei flussi luminosi in
funzione della distanza orbitale e del pe-
riodo di rotazione.
Riassumendo, se fosse possibile osservare
direttamente un pianeta di tipo terrestre
per un periodo ragionevolmente lungo
(qualche anno) avremmo buone probabilità
di capire se è presente una forma di illumi-
nazione artificiale sulla sua superficie. (Con
gli attuali strumenti a disposizione degli
astronomi, il nostro inquinamento è distin-
guibile a 1000 ua di distanza.) Tutto ciò
senza considerare che parallelamente si po-
trebbe procedere alla ricerca nell’atmosfera
di quel pianeta di tracce di attività biologica
e industriale, e che grazie a potentissimi ra-
diotelescopi in fase di ultimazione o in pro-
gettazione, non siamo lontani dal poter
captare le telecomunicazioni di un’even-
tuale civiltà aliena presente entro alcune
decine di anni luce, indipendentemente
dalla volontà di quella civiltà di voler comu-
nicare con noi. Una prospettiva molto pre-
occupante se provassimo a invertire le parti:
quanti alieni, con tecnologie superiori alle
nostre, sanno già molto di noi, senza avere
la benché minima necessità di venire a scor-
razzare nei nostri cieli con l’ultimo modello
di UFO? Auguriamoci che la velocità della
luce continui ad essere un limite invalica-
bile, checché ne dicano al CERN…!
n
O
ccasional-
mente i pia-
neti possono
anche “brillare” di
luce propria e non
solo di luce ri-
flessa, ad esempio
attraverso il feno-
meno delle aurore
(nella foto ne ve-
diamo una au-
strale). Si tatta
comunque di un
tipo di luce che
non può essere
confuso con quella
artificiale, anche
perché non si ri-
presenta puntual-
mente ad ogni
rotazione [NASA]
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