PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
Le minori dimensioni
di Kepler-62 compor-
tano una minore lu-
minosità e quindi un
flusso di calore pro-
porzionalmente infe-
riore, che si traduce
in una zona abitabile
di quel sistema che è
più interna di quan-
to non sia nel nostro,
ma non per questo
meno adatta a ga-
rantire un habitat vi-
vibile. A scoprire che
attorno a quella stel-
la orbitano dei pia-
neti è stato William Borucki, del NASA's
Ames Research Center, Principal Investigator
per il Kepler Space Telescope. Coadiuvato da
una cinquantina di collaboratori, Borucki ha
messo in evidenza quattro serie di transiti
sul disco di Kepler-62, attribuendoli ad al-
trettanti pianeti, denominati Kepler-62b,
Kepler-62c, Kepler-62d, Kepler-62e, aventi
rispettivamente tempi di rivoluzione di circa
6, 12, 18 e 122 giorni. I primi tre, due dei
quali un po' più grandi della Terra e uno
grande circa quanto Marte, sono intuibil-
mente troppo vicini alla loro stella per poter
essere considerati ospitali. Al contrario, Ke-
pler-62e va a collocarsi sul confine interno
della zona abitabile, il che non vuol dire au-
tomaticamente che quel pianeta sia adatto
alla vita, molto dipende infatti dalla sua
massa, dalla sua composizione e dal conse-
guente tipo di atmosfera che può venire a
crearsi. Per ora tutte quelle caratteristiche
possono solo essere ipotizzate, ma conside-
rando che siamo in presenza di un sistema
evoluto (avendo Kepler-62 circa 7 miliardi di
anni) e considerando anche le modeste di-
mensioni dei pianeti è assai probabile che la
loro struttura sia essenzialmente rocciosa. In
tal caso, Kepler-62e, che ha un diametro di
circa 20500 km, potrebbe sicuramente aver
trattenuto un'atmosfera, anche se nulla si
può dire sulla sua
densità e composi-
zione, e sappiamo
bene dallo studio
dei pianeti terre-
stri del nostro si-
stema solare quan-
to quei fattori sia-
no determinanti ai
fini della vivibilità
di un pianeta.
In questo quadro,
tutto sommato fin
qui non particolar-
mente interessan-
te, viene a inserirsi
qualche tempo do-
po la scoperta di
Borucki un nuovo
elemento che ren-
I
l ruolo fonda-
mentale del te-
lescopio spaziale
Kepler nella sco-
perta dei pianeti
extrasolari è ben
sintetizzato da
questo confronto
fra quelli noti nel
campo celeste se-
tacciato dallo
strumento prima
della sua entrata
in funzione (a si-
nistra) e a mis-
sione già abbon-
dantemente av-
viata (a destra).
[NASA/Ames/JPL-
Caltech]
A
sinistra, il si-
stema di Ke-
pler-62 viene con-
frontato in scala
con la parte più
interna del no-
stro. La rappre-
sentazione del-
l’ampiezza delle
zone abitabili è
da considerare
molto ottimistica.
[NASA Ames JPL-
Caltech]
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