PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
de tutto un po' più
speciale. Si tratta
di un altro pia-
neta, Kepler-62f, il
cui rilevamento da
parte del telesco-
pio Kepler non era
stato ritenuto suf-
ficientemente do-
cumentato dal te-
am dell'Ames, in
quanto erano stati
registrati compiu-
tamente solo due
dei tre transiti ne-
cessari a certificare
la natura di pia-
neta. Il terzo po-
tenziale transito di
Kepler-62f era co-
inciso con una procedura automatica di tra-
sferimento dati all'interno del dispositivo di
ripresa di Kepler ed era stato pertanto con-
siderato perso. Ma attraverso un algoritmo
appositamente realizzato, due ricercatori
della University of Washington, Eric Agol e
Brian Lee, sono riusciti a recuperare quel
terzo transito e ad elevare così quel segnale
periodico allo status di pianeta.
Dall'entità della caduta di luce durante i
transiti, i ricercatori hanno potuto stabilire
che il diametro di Kepler-62f supera quello
della Terra di appena il 40% ed
è dunque vicino ai 18000 km.
Dall'intervallo fra un transito e
l'altro è stato invece facile de-
durre il periodo di rivoluzione,
poco più di 267 giorni, il che col-
loca Kepler-62f nel bel mezzo
della zona abitabile della sua
stella, e ciò alza notevolmente le
probabilità che quel mondo pre-
senti condizioni adatte alla vita.
Ad oggi, Kepler-62f è per dimen-
sioni e collocazione orbitale il
pianeta più simile alla Terra, e se
la massa non dovesse essere di
molto superiore a quella che ab-
biamo sotto i piedi, potrebbe
anche risultare adatto all'insedia-
mento di forme di vita.
I
n quest’altro
diagramma ad
essere confron-
tato col nostro si-
stema è quello di
Kepler-69. Anche
in questo caso le
proporzioni sono
state rispettate,
ma l’ampiezza
delle zone abita-
bili rimane otti-
mistica (è stata
determinata pren-
dendo come mo-
dello il nostro si-
stema solare e
supponendo che
sia Venere sia
Marte possano
essere stati in un
lontano passato
molto più ospitali
di quanto non sia-
no oggi). [NASA
Ames/JPL-Caltech]
T
re membri del team di Kepler,
Jon Jenkins, Natalie Batalha e
William Borucki, visionano una
lunga serie di transiti planetari pro-
iettati su un enorme vidiwall. Dal co-
lore delle stelle si intuisce che sono
quasi tutte di tipo solare. [NASA]
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