l'Astrofilo maggio-giugno 2015 - page 19

CRONACHE SPAZIALI
Una delle prime osservazione fatte
con MUSE dopo la fase di verifica sul
VLT nel 2014 è stata un lungo e in-
tenso sguardo nell'Hubble Deep Field
South (HDF-S). I risultati hanno supe-
rato le aspettative.
“Dopo appena
poche ore di osservazione al telesco-
pio, abbiamo dato una rapida oc-
chiata ai risultati, trovando numerose
galassie, era molto incoraggiante. E
quando siamo tornati in Europa ab-
biamo iniziato a esplorare i dati nel
dettaglio. È stato come pescare in
acque profonde e ogni nuova cattura
ha generato molto entusiasmo e di-
scussioni sulle specie che stavamo tro-
vando”
, ha spiegato Roland Bacon
(Centre de Recherche Astrophysique
de Lyon, France, CNRS), Principal In-
vestigator dello strumento MUSE e
capo del comitato di verifica.
Ogni punto di HDF-S visto da MUSE
non è solo un pixel di un'immagine,
ma anche uno spettro che rivela l'in-
tensità della luce nei suoi diversi co-
lori costituenti (circa 90000 spettri in
totale e ogni spettro copre un inter-
vallo di lunghezze d'onda dal blu al
vicino infrarosso, ovvero 475-930 na-
nometri). Questi possono rivelare di-
stanza, composizione e moti interni
di centinaia di galassie distanti, così
come catturare un piccolo numero di
debolissime stelle della Via Lattea.
Benché il tempo totale di esposizione
sia stato molto più breve di quello
delle immagini di Hubble, i dati del-
l'HDF-S di MUSE rivelano in quella
piccola regione di cielo oltre venti og-
getti estremamente deboli che Hub-
ble non aveva registrato affatto.
(MUSE è particolarmente sensibile a-
gli oggetti che emettono la maggior
parte della loro energia in alcune ca-
ratteristiche lunghezze d'onda, alle
quali si mostrano come punti bril-
lanti. Le galassie del giovane universo
si prestano a quel tipo di osserva-
zioni, poiché contengono idrogeno
che si illumina a causa della radia-
zione ultravioletta proveniente da
giovani e caldissime stelle.)
Q
uesto video dell'ESO spiega che cosa rende importanti le nuove osser-
vazioni di MUSE e mostra come gli astronomi interpretano i “cubi di
dati” tridimensionali del lontano universo. [Editing: Herbert Zodet. Web and
technical support: Mathias André and Raquel Yumi Shida. Written by: Chri-
stopher Marshall, Richard Hook and Herbert Zodet. Narration: Sara Mendes
da Costa. Music: Johan B. Monell (
. Footage and
photos: ESO, MUSE Consortium/R. Bacon, Robert Williams and the Hubble
Deep Field Team (STScI), the HDF-S Team, F. Summers (STScI), NASA/ESA/
Hubble, L. Calçada, M. Kornmesser, B. Tafreshi (twanight.org), C. Malin (chri-
stophmalin.com), Mario Nonino, Piero Rosati and the ESO GOODS Team. Di-
rected by: Herbert Zodet. Executive producer: Lars Lindberg Christensen.]
“La più grande emozione è arrivata
quando abbiamo trovato galassie
molto distanti che non erano visibili
nelle più profonde immagini di Hub-
ble. Dopo così tanti anni di duro la-
voro sullo strumento, è stata un'e-
sperienza forte per me vedere i nostri
sogni diventare realtà”
, ha aggiunto
Bacon.
Osservando attentamente tutti gli
spettri registrati da MUSE nell'HDF-S,
il team ha misurato la distanza di 189
galassie. Alcune di esse sono risultate
relativamente vicine, mentre altre si
mostrano nel primo miliardo di anni
di esistenza dell'universo. Queste mi-
surazioni di distanze superano di
oltre dieci volte il numero di quelle
esistenti in precedenza per quella
specifica regione di cielo. Per le galas-
sie più vicine MUSE può fare molto di
più, osservando differenti proprietà
in diverse parti di una determinata
galassia, il che rivela come essa sta
ruotando e come altre proprietà va-
riano da luogo a luogo. È un modo
portentoso per capire come le galas-
sie evolvono in tempi cosmici.
“Ora che abbiamo dimostrato la ca-
pacità unica di MUSE di esplorare il
profondo universo, guarderemo in
altri campi profondi, come l'Hubble
Ultra Deep Field. Saremo in grado
di studiare migliaia di galassie e di
scoprirne di nuove estremamente
deboli e distanti. Queste piccole e
giovanissime galassie, viste com'e-
rano oltre 10 miliardi di anni nel
passato, gradualmente sono cre-
sciute per diventare galassie coma
la Via Lattea che vediamo oggi”
, ha
concluso Bacon.
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