STRUMENTI
ASTROFILO
l’
possibilità di “tirare” alti ingrandi-
menti senza eccessiva caduta di
luce, come accade invece ad altri
strumenti di soli 10 cm, che spesso
risentono, per l’assorbimento di
luce dei loro tripletti, del limite
dei 300-350x. Grazie anche all’otti-
mizzazione della
messa in cella delle
lenti dell’obiettivo e
dei modernissimi
quanto efficaci trat-
tamenti multistrato (e
pure sulle diverse lun-
ghezze d’onda come
abbiamo constatato in
laboratorio), il pianeta
gigante si è esibito rive-
lando dettagli anche ai
446x, pur perdendo un
poco di contrasto, ma
senza timore di mo-
strare immagini impa-
state, anzi, la prova
del nove ci è stata
fornita dai satelliti
medicei e dal passag-
gio dell’ombra di uno
di questi sul disco, con
ottima distinzione e nessuna sba-
vatura, mentre la superficie nebu-
losa ostentava brillanti e netti
colori e forme. Il tubo in fibra di
carbonio, oltre ad alleggerire l’in-
tero corpo e mantenerne una no-
tevole rigidità per ottimizzare la
staticità nelle riprese fotografiche
di lunga posa, non impedisce una
rapida stabilizzazione termica, ri-
ducendo al minimo la turbolenza
interna, come di rado ci è capitato
di notare su modelli ed esemplari
di simili caratteristiche e diversi
marchi. Con entrambi i soggetti
brillanti osservati, inoltre, non vi è
traccia di luce diffusa, segno di ot-
tima lucidatura e finitura delle su-
perfici ottiche e di perfetti
trattamenti, oltre a una corretta
realizzazione di diaframmi e an-
nerimento interno del tubo e
delle parti meccaniche. Anche su
campi stellari il nero del fondo
cielo rimane scuro e il contrasto
molto netto, a riprova, come rara-
mente accade in queste categorie
di strumenti, della bassa disper-
sione. Lo star test sul campo con-
ferma, grazie all’oculata scelta del
rapporto focale non troppo for-
zato, come le immagini di stelle
bianche brillanti risultino del tutto
prive di spettro secondario visibile,
seppure, come già accennato e ci
si poteva attendere, sia presente
una leggera curvatura di campo,
evidenziata dalle riprese fotogra-
fiche effettuate con una comune
DSLR. Ad ogni buon conto, le im-
magini ottenute mostrano le stelle
a bordo campo appena un po' di-
latate e allungate, ma senza al-
cuna caduta di luce, difetto su cui
invece strumenti più blasonati alle
volte cadono. In visuale lo stesso
effetto è appena percettibile con
oculari da 2" di lunga focale o
ultra wide. Le stelle doppie risul-
tano molto nitide e separate
anche se relativamente strette,
pure con colori evidenti (quando
vi siano), anche a 357x e 408x, e
pur senza dilungarci in dettagli ci
preme sottolineare l’assenza di
quell’impasto (più che una con-
giunzione), a volte fastidioso, tra i
due dischi di Airy, che succede di
vedere con Schmidt-Cassegrain o
rifrattori di qualità inferiore. Sui
campi stellari e nebu-
lari, sebbene con
solo una DSLR dispo-
nibile, non essendo
stato provato lo stru-
mento lontano da un
ambiente cittadino, non
è stato possibile otte-
nere fotografie presenta-
bili, ma in visuale
l’impressione conferma la
bontà di quanto eviden-
ziato sui soggetti plane-
tari. M13, ad esempio,
fornisce colori stellari
molto netti delle sue
componenti, soprat-
tutto gialle e bianche,
con evidenza e brillan-
tezza (nonché risolu-
zione) egregia e, seppur
certi di dover utilizzare
uno spianatore di campo per sog-
getti estesi e sensori di ampio for-
mato, la resa fotografica non
dovrebbe deludere, nei limiti del
diametro, ovviamente.
In conclusione possiamo affermare
che lo strumento qui presentato
offre un’ottica dalla resa degna
dei brand più rinomati, ma a
prezzi ben più accessibili, sia che se
ne voglia fare un uso visuale che in
ripresa digitale. La mancanza di re-
sidui di cromatismo come di altre
aberrazioni primarie, e le imma-
gini naturali delle stelle, come
quelle calde e nitide dei soggetti
planetari, sono il responso della
nostra verifica. L’insieme dello
strumento con il tubo in fibra di
carbonio e l’efficiente quanto
precisa meccanica di cui è dotato
denotano un buon progetto e
un’attenta cura costruttiva.
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