l'Astrofilo dicembre 2011 - page 41

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ASTRONAUTICA
ASTROFILO
l’
Tyngsboro e capaci di rilevare oggetti di di-
mensioni prossime al centimetro.
Nell’ottico invece vi sono una serie di tele-
scopi gestiti dall’Air Force Maui Optical and
Supercomputing (AMOS), situati sull’isola
hawaiiana di Maui, sul vulcano Haleakala. Il
maggiore di essi, l’Advance Electro-Optical
System (AEOS), ha un diametro di 3,67
metri; vi è poi un telescopio di 1,6 metri di
diametro, due di 1,2 metri di diametro e tre
di 1 metro di diametro, che costituiscono il
GEODSS (Ground Based Electro-Optical
Deep Space Surveillance). Questi strumenti
vengono utilizzati per riprendere i satelliti
o i detriti e misurarne spettro e albedo.
Nonostante gli avanzatissimi sistemi di scan-
sione del cielo, e a dispetto del continuo ag-
giornamento dei parametri orbitali dei
detriti catalogati, l’incidente può essere
sempre dietro l’angolo. In più di cinquan-
t’anni di attività spaziali, il primo scontro tra
due satelliti è avvenuto il 10 febbraio 2009,
quando al disopra della Siberia, a una quota
di volo di 789 km, i satelliti Iridium 33 (ope-
rativo) e Cosmos 2251 (inattivo) si sono scon-
trati a una velocità relativa di circa 11,7 km/s
(42120 km/h), provocando la formazione di
circa 1700 frammenti. La nuvola di detriti si
è poi sparpagliata attorno alle due orbite
originarie andando a costituire un rischio
aggiuntivo per altri veicoli spaziali.
L'impatto del 2009 ha riportato alla ribalta
la cosidetta “Sindrome di Kessler”, uno sce-
nario (proposto per la prima volta nel 1991
da un consulente della NASA, Donald J. Kess-
ler), secondo il quale il volume dei detriti
spaziali può salire a tal punto che le colli-
sioni tra due o più di essi diventano alta-
mente probabili, tanto che successive colli-
sioni creerebbero un incremento esponen-
ziale dei detriti stessi (ricordiamo che la ve-
locità orbitale è elevata e che frammenti
anche molto piccoli sono pericolosi), con un
effetto a cascata tale da rendere impossibile
l’utilizzo delle orbite sia per veicoli automa-
tici sia per quelli pilotati.
Fortunatamente le orbite basse risentono
della presenza dell'atmosfera, che con la sua
azione frenante tende a rallentare la velo-
cità orbitale e quindi a far deorbitare un
detrito spaziale o un intero satellite, con
successivo rientro distruttivo nell'atmosfera
U
na rappre-
sentazione
al computer,
rilasciata dalla
European Space
Agency, che
illustra l’attuale
distribuzione
della spazzatura
spaziale in orbita
attorno alla Terra.
[ESA]
1...,31,32,33,34,35,36,37,38,39,40 42,43,44,45,46,47,48
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