Il tempo di dimez-
zamento del car-
bonio-14 è di 5730
anni (con un mar-
gine di incertezza
di 40 anni), per-
tanto misurando la
sua quantità in ciò
che resta dell’orga-
nismo (animale o
vegetale, o pro-
dotto da esso deri-
vato) si può stabilire da quanto tempo non
vive più, ammesso però di conoscere il quan-
titativo iniziale, non sempre noto con
grande precisione, dipendendo da fattori
variabili in grado di alterare la quantità di
raggi cosmici in arrivo nell’atmosfera. Si
pensi ad esempio al livello dell’attività so-
lare, che quando scende ai valori minimi fa-
cilita l’ingresso dei raggi cosmici di origine
galattica, mentre quando è al massimo li
ostacola a favore dei raggi cosmici di origi-
ne solare, mediamente meno energetici e
quindi meno efficaci nella produzione di
carbonio-14.
L’attività solare nel periodo in cui si verificò
il picco evidenziato da Miyake era molto
modesta, avendo da poco superato una
delle fasi più basse da oltre 1000 anni a
quella parte, è quindi quanto meno curioso
che alcuni ricercatori abbiano frettolosa-
TERRA
ASTROFILO
l’
N
ello schema a
destra è illu-
strato il decadi-
mento di un ato-
mo di carbonio-14
in uno di azoto-14.
Un neutrone del
primo si trasfor-
ma in una coppia
elettrone-protone
liberando un anti-
neutrino.
mente tentato di spiegare il picco di carbo-
nio-14 del 774-5 proprio con un eccezionale
parossismo dell’attività solare, un potentis-
simo brillamento con eiezione di massa co-
ronale che avrebbe riversato nello spazio
interplanetario un’immane quantità di e-
nergia. Ben presto si è capito che non era
quella la via da seguire, se non altro perché
per produrre e depositare entro un anno la
quantità di carbonio-14 riscontrata nei cedri
giapponesi è necessaria un’energia
20 volte superiore a quella massima
prevedibile per le fenomenologie
solari, e anche 10 volte superiore a
quella mediamente messa a dispo-
sizione dal normale flusso di raggi
cosmici galattici. L’energia necessa-
ria corrisponde infatti a 7·10
24
erg,
più o meno quella che può essere
scatenata da 17 milioni di miliardi
di miliardi di tonnellate di tritolo.
Per ovvi motivi, l’attenzione dei ri-
cercatori si è quindi spostata sul-
l’eventualità che a produrre quell’impulso
energetico possa essere stata una supernova
galattica. Peccato però che nessuna cronaca
del 774 e degli anni successivi racconti del-
l’apparizione in cielo di una stella nuova,
evento che non sarebbe passato inosser-
vato, essendo presumibilmente visibile an-
che in pieno giorno. E se la luce di quella
supernova fosse stata pesantemente assor-
bita da polveri interstellari? In quel caso po-
Q
uesto video offre una panora-
mica sui processi di formazione
dei GRB lunghi e corti. I primi sono
un effetto del collasso gravitazionale
di stelle massicce, i secondi della fu-
sione fra due astri collassati.
[NASA/Goddard Space Flight Center]
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