ASTROBIOLOGIA
ASTROFILO
l’
Il lavoro più recente in tal senso è quello
pubblicato il 20 gennaio su
Nature Geo-
science
da Joseph Michalski e dai suoi colla-
boratori, i quali hanno utilizzato il Compact
Reconnaissance Imaging Spectrometer for
Mars (CRISM) del Mars Reconnaissance Or-
biter (MRO) per individuare carbonati e ar-
gille all’interno del cratere. Dal momento
che alla formazione di composti di quel tipo
partecipa anche l’acqua, il trovarli avrebbe
dimostrato che quell’ambiente ha cono-
sciuto periodi decisamente umidi. I dati
dell’MRO sono stati integrati con quelli rac-
colti dalle sonde Mars Global Surveyor e
Mars Odyssey e il tutto ha confermato la
presenza all’interno di McLaughlin di strati
sedimentari ricchi sia di carbonati sia di ar-
gille, la cui origine può essere spiegata solo
con l’azione di un’abbondante quantità
d’acqua distribuita in tempi remoti sul
fondo del cratere. Poiché non si notano re-
sidui di canali che possono aver apportato
copiosamente acqua dall’esterno e poiché
quelli che ci sono si interrompono a una
certa quota sopra i terreni stratificati, i ricer-
catori sono portati ad affermare che l’acqua
sia prevalentemente affiorata dall’interno
del cratere e che dove i pochi affluenti si in-
terrompono, lì c’era il livello delle acque,
che poteva raggiungere qualche centinaio
di metri. La modesta portata degli affluenti
non supporta l’ipotesi che i depositi oggetto
dello studio si siano originati all’esterno del
cratere. Inoltre, dalla loro quantità attuale
rispetto ai terreni che li contengono si può
ipotizzare che si siano originati in condizioni
non acide, ovvero quelle più adatte alla pre-
servazione dei carbonati. Un ambiente ba-
sico è meno ostile alla comparsa della vita
rispetto a uno acido e la scoperta del team
di Michalski rende di fatto il cratere McLau-
ghlin uno dei siti più promettenti per la ri-
cerca di tracce di vita su Marte.
In pratica, verso quel cratere c’è una con-
fluenza di elementi molto positivi: vi si tro-
vano rocce sedimentarie, e sappiamo che i
fossili si formano più facilmente in quelle;
c’era sicuramente dell’acqua nel sottosuolo,
ovvero nell’habitat meno ostile fra quelli
marziani; l’acidità di quell’ambiente era
bassa, fattore favorevole alla comparsa
della vita. Oltre la metà della vita sulla Terra
consiste in microorganismi nascosti nelle
rocce del sottosuolo e
visto che ci sono buoni
motivi per ritenere che
miliardi di anni fa il
nostro pianeta e Marte
fossero molto più si-
mili di quanto non sia-
no oggi, che cosa può
aver impedito alla vita
di abitare anche il sot-
tosuolo marziano?
La futura esplorazione
di siti particolarmente
favorevoli con il cra-
tere McLaughlin forni-
rà un giorno la risposta
definitiva.
n
ars Recon-
naissance
Orbiter è la sonda
che ha finora rac-
colto la più gran-
de quantità di
immagini ad alta
risoluzione della
superficie mar-
ziana, rivelando
informazioni fon-
damentali sulla
chimica delle roc-
ce che la compon-
gono. In questo
video sono rias-
sunte le fasi del
volo fra la Terra e
Marte. [NASA]
M
iliardi di
anni fa, un
ipotetico osserva-
tore seduto sul
bordo di McLau-
ghlin avrebbe vi-
sto un panorama
di questo tipo,
con in primo pia-
no il lago che ri-
empiva il cratere.
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