della superficie visibile. In questa attività ven-
gono evidentemente in aiuto le escavazioni
prodotte dagli impatti asteroidali, grazie alle
quali è talvolta possibile esaminare il sotto-
suolo semplicemente osservando il fondo dei
crateri e le loro pareti interne.
Il discorso sarebbe valido anche per la Terra,
se non fosse che gli ambienti all’interno dei
quali quasi 4 miliardi di anni fa prese il via
l’avventura della vita, sono stati da lunghis-
ASTROBIOLOGIA
ASTROFILO
l’
G
razie a riprese effettuate con
il Mars Reconnaissance Orbi-
ter è stato possibile riconoscere
all’interno di McLaughlin la pre-
senza di carbonati e argille, tipici
prodotti dell’azione di acque in
libero movimento. Le frecce indi-
cano i punti di maggiore concen-
trazione di quei composti, lungo
le rocce sedimentarie presenti
sul fondo del cratere. [NASA/JPL-
Caltech/Univ. of Arizona]
I
n questa rico-
struzione tridi-
mensionale del
cratere McLaugh-
lin sono state in-
dicate con delle
frecce le direzioni
verso le quali ri-
sulta essersi pro-
pagata l’acqua
emersa dal sotto-
suolo. Come si
può notare, i
primi rilievi inte-
ressati dall’inon-
dazione sono
anche quelli più
arrotondati,
segno dell’azione
erosiva dell’ac-
qua. [NASA]
simo tempo rimescolati dalla tettonica a
zolle, fenomeno che di fatto ci impedisce di
capire con precisione quando e in quale
ambiente i nostri più lontani antenati sono
comparsi sul nostro pianeta. Marte non
pare abbia avuto una tettonica a zolle rile-
vante e se quindi l’opinione diffusa che il
suo sottosuolo possa aver ospitato la vita
contemporaneamente a quello terrestre è
valida, dovrebbe ancora conservare le vesti-
gia di quel periodo. Da lì po-
trebbero insomma giungere
risposte sul nostro stesso pas-
sato. Anche per questo moti-
vo, lo studio di terreni stra-
tificati (quelli più favorevoli
alla conservazione di quelle
tracce) sul fondo del cratere
McLaughlin sta destando no-
tevole interesse.
100 metri
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