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PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
L
ibera rappre-
sentazione di
un sistema plane-
tario simile a
quello di Gliese
581, dove una
nana rossa garan-
tisce la stabilità
della zona abita-
bile per tempi più
lunghi dell’at-
tuale età dell’uni-
verso. I pianeti di
quel tipo di stelle
sono ottimi tar-
get dove cercare
tracce dell’esi-
stenza di vita.
[Gucken.devian-
tart.com]
quei mondi e incrociare quel tipo di infor-
mazioni con quelle relative alla Terra, al
fine di avere un quadro d'insieme più com-
pleto.
Rushby ha posto l’accento su un aspetto fi-
nora piuttosto trascurato, quello della non
staticità delle zone abitabili delle stelle, so-
prattutto quelle di tipo solare. Si è infatti
portati a ritenere che se un pianeta per-
corre un'orbita che gli consente di avere
acqua liquida in superficie, nulla cambierà
fino alla morte della sua stella, poiché in un
sistema solare maturo le orbite dei pianeti
non subiscono sensibili variazione. È per
tale motivo che si è soliti dire che la vita
sulla Terra potrà continuare per altri 5-6
miliardi di anni, ovvero fino a quando il
Sole non si trasformerà in una gigante
rossa. Ma le cose non stanno esattamente
così, perché se è vero che l'orbita del nostro
pianeta è sostanzialmente immutabile, non
lo è altrettanto il flusso di radiazione pro-
veniente dal Sole, che diverrà letale molto
prima di quella prevista scadenza naturale.
La luminosità di stelle come la nostra è in-
fatti in lentissima ma costante crescita, tan-
to che negli ultimi 4,5 miliardi di anni la lu-
minosità del Sole è cresciuta del 30%. Più
luce corrisponde a più calore, il che sposta
verso l'esterno la zona abitabile, al punto
che un pianeta inizialmente vivibile può
nel giro di qualche miliardo di anni venire
a trovarsi in una posizione nefasta.
Per capire come variano nel tempo le zone
abitabili, e dare quindi una scadenza più
realistica alla Terra, Rushby ha elaborato
un modello ibrido che prende spunto da
quelli sull'evoluzione stellare e che consi-
dera anche una serie di parametri connessi
all'abitabilità dei pianeti. Oltre che alla
Terra, il ricercatore ha applicato il suo mo-
dello a 7 esopianeti confermati e ad altri 27
candidati pianeti (scoperti da Kepler ma
non ancora confermati). I risultati comples-
sivi del lavoro, pubblicati sul numero di set-
tembre di
Astrobiology
, hanno fatto noti-
zia quasi esclusivamente per le stime di vi-
vibilità della Terra, mentre c’è anche del-
l’altro, non meno interessante. Della Terra
dicono che la sua permanenza nella zona
abitabile (che non corrisponde necessaria-
mente con il periodo di vivibilità) può du-