ASTROFOTOGRAFIA
ASTROFILO
l’
umano, consentendo al Magellan di raggiun-
gere in quella banda il suo limite teorico di
risoluzione. È la prima volta che un grande
telescopio al suolo ha questa opportunità nel
visibile, infatti prima era possibile solo farlo
nel vicino infrarosso, dove però le immagini
sono per loro natura meno definite.
Il grande vantaggio del telescopio spaziale
Hubble su quelli al suolo è quello di poter
riprendere l'universo a lunghezze d'onda
visibili senza l'interferenza dell'atmosfera
terrestre, ma ora che MagAO elimina quel-
l'inconveniente in maniera pressoché totale
al fuoco del Magellan, ecco che i 6 metri e
mezzo dello specchio primario possono dire
la loro e avere la meglio sui 2,4 metri dell'-
Hubble.
A dimostrazione del nuovo potenziale a di-
sposizione degli astronomi ci sono le prime
immagini ottenute dal team di Close, pun-
tando il Magellan sulla Grande Nebulosa di
Orione, in particolare sulla stella Theta 1 Ori
C. Si sa da tempo che questo astro è in realtà
una doppia molto massiccia (con un totale di
44 masse solari), ma poiché le due compo-
nenti sono meno distanti fra loro di quanto
non sia Urano dal Sole, nessun telescopio dal
suolo e dallo spazio è mai riuscito a fotogra-
U
tilizzando
come riferi-
mento un’imma-
gine di sfondo
presa dal telesco-
pio spaziale Hub-
ble, sono qui
indicati gli oggetti
fotografati con
MagAO: il gruppo
di Theta 1 Ori B
(in alto); Theta 1
Ori C1 e C2 (in
mezzo); LV1 (in
basso). La regione
interessata dalla
“prima luce” della
nuova ottica
adattiva è quella
del Trapezio, ov-
vero il cuore della
Grande Nebulosa
di Orione. [Laird
Close and Ya-Lin
Wu; NASA, C.R.
O'Dell and S.K.
Wong]