COSMOLOGIA
ASTROFILO
l’
rich clusters of galaxies
. Gli ammassi scoperti
attraverso quel sistema sono tutti relativa-
mente “locali”, con redshift minori di 0.2,
corrispondenti a distanze inferiori a circa 3
miliardi di anni luce (a seconda della geome-
tria dell’universo).
La principale difficoltà nella scoperta degli
ammassi attraverso la tecnica utilizzata da
Abell consiste nel fatto che le immagini che
otteniamo sono proiezioni bidimensionali di
strutture tridimensionali. Di conseguenza, le
galassie di un ammasso possono essere facil-
mente confuse con oggetti più vi-
cini e più lontani dell’ammasso
stesso, impedendo di riconoscerlo
come tale. Sebbene questo pro-
blema possa essere superato con la
misurazione delle velocità delle ga-
lassie attraverso la spettroscopia
(vedi ad esempio la 6dF Galaxy Sur-
vey o la Sloan Digital Sky Survey),
ciò richiede molto tempo ed è ap-
plicabile solo ad oggetti abba-
stanza luminosi da consentire di
prendere il loro spettro.
Un altro modo per scoprire am-
massi è attraverso l’emissione di
raggi X dal gas caldo (decine di mi-
lioni di Kelvin) che riempie lo spa-
zio fra le galassie dell’ammasso. La
Rosat All Sky Survey è stata utiliz-
zata proprio in questo senso, ov-
vero per creare un catalogo di am-
massi di galassie, molti dei quali
erano già inclusi in quello di Abell.
Ma anche quelli di Rosat sono tutti
relativamente “locali” in termini
cosmologici, e ciò semplicemente
perché l’emissione proveniente da
un ammasso diminuisce con il qua-
drato della distanza (esattamente
come fa la luce di una stella o di
una galassia).
C’è comunque ancora un’altra via
per individuare gli ammassi di ga-
lassie, che è molto più promettente
per la scoperta di ammassi a tutti i
redshift e quindi a qualunque di-
stanza da noi. È una tecnica che
sfrutta il fatto che il gas caldo negli
ammassi causa una distorsione
nella radiazione cosmica di fondo
a microonde (la radioemissione ad alta fre-
quenza emesse quasi uniformemente da
tutto il cielo). La maggior parte dei fotoni a
microonde viaggia ininterrottamente verso di
noi provenendo dall’universo estremamente
distante (quindi estremamente giovane), ma
ve ne sono alcuni che nel tragitto passano at-
traverso il gas caldo degli ammassi di galassie
e gli elettroni caldissimi di quel gas possono
collidere con i fotoni a microonde. Quando
ciò accade, i fotoni guadagnano energia at-
traverso un processo denominato “diffusione
I
n questa pagina
vediamo due
immagini com-
pletamente di-
verse dello stesso
oggetto, l’am-
masso di galassie
Abell 2052. Qui a
sinistra appare ri-
preso nei raggi X
dal telescopio
spaziale Chandra
e mostra la di-
sposizione del
caldissimo gas in-
tergalattico. Le
regioni più scure
visibili nel centro
sono cavità pro-
dotte nel gas dal
buco nero super-
massiccio che al-
berga nella
galassia più co-
spicua. Il flusso
arcuato più
esterno è invece
il risultato dell’in-
terazione con un
altro ammasso di
galassie. Qui
sotto vediamo in-
vece la stessa re-
gione di cielo
ripresa nell’ottico
con il Very Large
Telescope del-
l’ESO ed è possi-
bie apprezzare la
disposizione delle
singole galassie.
Il confronto fra le
due immagini
rende evidente la
necessità di os-
servare le grandi
strutture dell’uni-
verso a più lun-
ghezze d’onda
per poter cono-
scere la loro reale
struttura.
[NASA/CXC/BU/E.
Blanton; Optical:
ESO/VLT]