ASTRONAUTICA
ASTROFILO
l’
quanto mai utile avere un’area di servizio or-
bitale (chiamiamola così). Infatti molti satel-
liti terminano la loro missione a causa del-
l’esaurirsi del combustibile necessario al cor-
retto funzionamento. Quando un satellite
non è più manovrabile perché ha i serbatoi
vuoti, spesso diventa inutilizzabile oppure
così limitato nelle sue funzionalità da non
giustificare più le spese legate alla sua ge-
stione. Se però ci fosse una compagnia aero-
spaziale in grado di fare rifornimenti in orbi-
ta, la vita media dei satelliti aumenterebbe,
con vantaggi non indifferenti per i gestori.
La Deep Space Industries mira anche a que-
sto ruolo di “benzinaio” per i suoi profitti di
breve termine, grazie ai quali si propone di
mantenere in vita il programma spaziale, in
attesa che ben maggiori introiti possano ve-
nire dall’attività mineraria intensiva.
Il lavoro sicuramente non mancherà, visto
che gli asteroidi che si approssimano al no-
stro pianeta sono migliaia. Resterà da capire
come regolamentare quel settore, perché il
rischio di una conquista indiscriminata da
parte di pochi di ciò che è di tutti si profila
ancora una volta all’orizzonte. A chi appar-
tengono gli asteroidi?
n
N
ei piani a più
breve termine
della Deep Space
Industries c’è la
produzione di
combustibili a
partire dagli ele-
menti estratti dai
terreni asteroi-
dali. [DSI & Bryan
Versteeg]
zione sarebbe possibile direttamente nello
spazio. Da lì a giungere alla costruzione di
basi orbitali e astronavi interplanetarie ce
ne passa, ma se non si comincia da qualche
parte non riusciremo mai a schiodarci dalla
Terra (ammesso che ciò sia utile).
L’obiettivo primario della Deep Space Indu-
stries è quello di estrarre dagli asteroidi idro-
geno e ossigeno, con i quali creare delle
scorte di acqua e di carburante per i veicoli
spaziali e i loro eventuali equipaggi. Questo
perché quelle due voci sono le più pesanti
nel bilancio delle missioni spaziali. L’acqua,
in particolare, è un gran fardello da portare
in orbita: ogni litro trasportato può costare
anche più di 5000 dollari ed è facile intuire
quale enorme vantaggio sarebbe rispar-
miare sistematicamente sia il carico di acqua
sia il carburante necessario a spingerla.
Quando i viaggi interplanetari saranno di
routine per gli esseri umani, diventerà fonda-
mentale procacciare acqua e carburante di-
rettamente dall’ambiente spaziale, e gli aste-
roidi che transitano con regolarità nei pressi
della Terra sono il luogo ideale dal quale
quelle materie prime possono essere ricavate.
Ma anche limitandoci al presente sarebbe
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