EVOLUZIONE STELLARE
ASTROFILO
l’
o qualche ora più tardi. E pen-
sare che il secolo scorso erano
considerate i più precisi crono-
metri dell’universo!
Già questi comportamenti a-
nomali sarebbero più che suf-
ficienti a turbare il sonno di
qualche fisico teorico, ma una
nuova ricerca sulla pulsar
B0943+10, condotta contem-
poraneamente nelle onde
radio e nei raggi X, complica
ora ulteriormente il quadro,
fornendo risultati del tutto
inattesi. Scoperta negli anni
’80 da Svetlana Suleymanova,
al Pushchino Radio Astronomi-
cal Observatory (nei pressi di
Mosca), quella pulsar è ben
nota fra gli addetti ai lavori
per come cambia repentinamente la propria
luminosità nella banda radio. La nuova
ricerca, condotta da un team di astrofisici
diretto da Joanna Rankin (University of Ver-
mont), veterana nello studio di quello spe-
cifico oggetto, aveva l’obiettivo di analiz-
zare il segnale della pulsar nella banda X,
per cercare eventuali relazioni con gli im-
pulsi radio. Per poter esaminare simultanea-
mente l’astro collassato in due regioni dello
spettro così lontane fra loro è stato necessa-
rio coordinare i tempi osservativi del satel-
lite XMM-Newton con quelli di due grandi
reti di radiotelescopi, il Low Frequency
Array (LOFAR), in Olanda, e il Giant Meter
Wave Telescope (GMRT), in India.
Quello che i ricercatori si aspettavano di
scoprire era che la variabilità del segnale X
ricalcasse pari pari, tutt’al più con un leg-
gero sfasamento, la variabilità del segnale
radio, circostanza già prevista dalla teoria.
E invece, come riferisce un recentissimo ar-
ticolo apparso su
Science
a firma della
stessa Rankin, di Wim Hermsen (Nether-
lands Institute for Space Research, Utrecht),
di Ben Stappers (University of Manchester,
UK) e di Geoff Wright (Sussex University), è
stato scoperto l’esatto opposto, con gli im-
pulsi X che si alternano a quelli radio, come
se la pulsar avesse uno switch per commu-
tare gli impulsi da una frequenza all’altra.
Dunque, quando B0943+10 pulsa nel radio
sembra spenta nei raggi X, mentre quando
pulsa nei raggi X c’è un silenzio radio. Un
comportamento inspiegabile, soprattutto
considerando che quelle due bande dello
spettro elettromagnetico non potrebbero
essere più diverse (solo i raggi gamma sono
più lontani dalle onde radio). Il fatto però
che si alternino nel dominare la luminosità
di quella pulsar significa che in qualche
modo sono legate a un comune meccani-
smo fisico. Inoltre, la capacità dell’astro di
“ricordare” il suo stato precedente e di
farvi ritorno suggerisce che alla base di
quell’insolito comportamento debba es-
servi qualcosa di fondamentale.
L’idea di osservare il divenire degli impulsi
di B0943+10 contemporaneamente a di-
verse lunghezze d’onda era nata dalla ne-
cessità di capire quali processi fisici hanno
luogo nelle vicinanze dei poli magnetici. Se
infatti c’è un generale consenso sull’origine
dell’emissione radio, che ha come motore il
velocissimo movimento di particelle cariche
altamente energetiche lungo le linee di
forza del campo magnetico delle pulsar, non
è invece affatto chiaro come quelle parti-
celle vengono strappate via dalla superficie
della stella collassata e come possono essere
accelerate fino alle energie riscontrate. Il se-
greto di quei processi si nasconde molto
probabilmente nei poli magnetici e poiché
uno di essi punta ogni pochi secondi o fra-
U
na spettaco-
lare introdu-
zione al mondo
delle stelle di
neutroni, gli astri
collassati che
prendono il nome
“pulsar” quando
la radiazione rila-
sciata da un loro
polo magnetico
investe la Terra
ad ogni rotazione
della stella sul
suo asse. [NASA]
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