PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
Come spesso accade, le trovate fan-
tascientifiche anticipano ciò che poi
accade nella realtà, e anche se at-
torno a Tau Ceti non si svolgono
(ancora) vicende che vedono coin-
volti nel bene o nel male gli esseri
umani, ci sono forti indizi per rite-
nere che quel sistema planetario
esista davvero. Poco prima di Na-
tale è stata infatti pubblicata su
Astronomy & Astrophysics
la possi-
bile scoperta attorno a Tau Ceti di
una manciata di pianeti, il quarto
dei quali in ordine di distanza dalla
stella avrebbe qualche probabilità
di ospitare acqua liquida (ed even-
tualmente forme di vita) sulla sua
superficie. Il motivo per cui gli scrit-
tori di SF prima e gli astronomi poi
hanno pensato a un sistema plane-
tario per Tau Ceti è presto detto: la
stella dista solo 11,9 anni luce ed è
la più vicina fra quelle singole e si-
mili al Sole per classe spettrale. Es-
sendo anche più povera di metalli
rispetto al Sole, è un target ideale
per la ricerca di pianeti di piccola massa, stan-
te il loro più frequente ricorrere proprio at-
torno a stelle dal basso contenuto metallico.
A dispetto dei favorevoli presupposti, e no-
nostante migliaia di osservazioni spettrosco-
piche ad alta risoluzione effettuate con i
A
destra una
semplice rap-
presentazione
grafica del siste-
ma planetario di
Tau Ceti. Il pia-
neta in primo pia-
no è HD 10700 f,
il più esterno e
massiccio pre-
sente nel sistema.
Il pianeta più vi-
cino al centro del-
l’immagine è in-
vece HD 10700 e,
l’unico inserito
nella zona abita-
bile della sua
stella e quindi
teoricamente
adatto a ospitare
forme di vita. [J.
Pinfield for the
RoPACS network
at the University
of Hertfordshire]
L
a scoperta del possibile
sistema planetario di Tau
Ceti ha scatenato vari au-
tori di video, che hanno
creato atmosfere suggesti-
ve, come nel caso di quello
qui proposto, realizzato da
Magnus Højmose Appel,
che vede in quel sistema
una possibile meta dei fu-
turi viaggi interstellari.
migliori strumenti a disposizione degli astro-
nomi, nulla aveva mai lasciato intendere che
Tau Ceti potesse ospitare pianeti di taglia
sufficiente affinché il loro segnale (sotto for-
ma di variazione di velocità radiale della
stella) potesse emergere dal rumore di
fondo. Con “rumore” si in-
tende quella mescolanza
di segnali dall’origine e
dalle proprietà scono-
sciute, che derivano da
un’imprecisa conoscenza
della fisica stellare o da
una possibile sottostima
degli errori strumentali.