Astrofilo ottobre 2013 - page 18

ASTROBIOLOGIA
ASTROFILO
l’
tato: “Dove sono tutti?”. Questa frase è og-
gi utilizzata come estrema sintesi del cosid-
detto “paradosso di Fermi” e mette l'ac-
cento sul fatto che se nella Galassia esi-
stessero molte civiltà evolute almeno al
pari della nostra, avremmo ormai dovuto
ricevere loro comunicazioni, anche involon-
tarie, o dovremmo essere già stati visitati
da loro veicoli spaziali (qualcosa di più con-
creto del fenomeno UFO). E invece nulla,
un silenzio totale, una completa mancanza
di qualunque tipo di contatto. Come si
spiega la cosa? L'interpretazione più ovvia
è che siamo realmente l'unica specia ani-
male tecnologicamente evoluta in tutta la
Galassia e probabilmente l'unica nel raggio
di diversi milioni di anni luce. Esisterebbero
sì altre forma di vita su altri pianeti, ma
nessuna di esse sarebbe in grado di comu-
nicare con l'esterno. Ma anche se le civiltà
tecnologiche fossero rarissime e lontanissime
fra loro, potrebbero comunque esisterne di
così evolute da essere in grado di inviare se-
gnali (comprensibili anche ad esseri “infe-
riori”) entro un'area rilevante del cosmo, e
potrebbero aver iniziato a farlo migliaia, mi-
lioni o miliardi di anni prima della comparsa
dell'uomo, come dire che dovremmo ricevere
messaggi anche da galassie decisamente di-
stanti. Ma questo non avviene e pertanto o
non esistono altre civiltà in grado di comuni-
care, o i loro messaggi non sono sufficiente-
A
sinistra En-
rico Fermi,
qui ripreso ai
tempi della II
guerra mondiale,
fu il primo a
porre seriamente
il problema della
mancanza di co-
municazioni ex-
traterrestri, in
una galassia che
veniva da taluni
considerata piena
di civiltà tecnolo-
gicamente avan-
zate. Quella rifles-
sione è oggi nota
come “paradosso
di Fermi”. Sotto,
le strutture del
Los Alamos Na-
tional Laboratory,
nelle quali Fermi
si trasferì nel set-
tembre del 1944.
Questo scenario non può però essere vero-
simile, dal momento che decenni di ricerche
di segnali intelligenti extraterrestri non han-
no mai rilevato alcunché.
Ma che i conti non tornino non è una cosa
recente, infatti ancor prima dell'equazione
di Drake e di programmi come SETI (Search
for ExtraTerrestrial Intelli-
gence) c'era già chi faceva no-
tare la contraddizione fra un
numero non trascurabile di
possibili civiltà aliene e la to-
tale assenza di contatti con
esse. Uno su tutti Enrico Fer-
mi, che sollevò il problema
nel '50, conversando con al-
cuni suoi colleghi del Los Ala-
mos National Laboratory. La
conversazione aveva preso
spunto da un avvistamento di
UFO riferito dalla stampa
quotidiana ed era proseguita
sulla reale possibilità che esi-
stessero altre civiltà tecnolo-
gicamente evolute. A chi si
era dimostrato certo al ri-
guardo, Fermi aveva obiet-
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