l'Astrofilo aprile 2012 - page 10

ASTROBIOLOGIA
ASTROFILO
l’
quella planetaria, e potendo così andare
alla ricerca dei biomarcatori.
L’efficacia di questi ultimi nel discriminare
l’esistenza su un altro pianeta di eventuale
vegetazione simile a quella terrestre (quindi
basata sulla fotosintesi) è altissima, infatti
ossigeno, metano, ozono e anidride carbo-
nica tendono a ricombinarsi in tempi relati-
vamente brevi all’interno di un’atmosfera,
e se dovesse capitare di rilevarli in quantità
cospicue e ben distinte, sarebbe un forte
segno che qualcosa continua a produrli.
Quel tipo di biomarcatori vengono prodotti
naturalmente anche per altre vie e quindi
possono essere comunque presenti in un’at-
mosfera, ma solo la perdurante esistenza di
forme di vita paragonabili alla nostra vege-
tazione può far sì che rimangano distingui-
bili gli uni dagli altri.
Se una lontana civiltà molto evoluta ha ap-
plicato la tecnica spettropolarimetrica nel-
l’osservazione della Terra sa già dell’esi-
stenza delle nostre piante, e ciò può essere
accaduto un giorno qualunque negli ultimi
3 miliardi di anni! È difficile credere che sa-
remo i primi a non sentirci più soli...
Q
uesta foto
mostra gli
spettrografi ge-
melli FORS2 (in
primo piano) ap-
plicato al telesco-
pio Kueyen, e
FORS1 (sullo
sfondo, nell’altro
edificio) applicato
al telescopio
Antu. Strumenti
come questi per-
metteranno in un
futuro non lonta-
nissimo di sco-
prire la vita su
altri pianeti.
[ESO]
servare la luce cinerea è sicuramente più
economico e inoltre saranno strumenti al
suolo che si occuperanno di quel tipo di ri-
cerca ed è quindi dal suolo che conviene te-
stare la tecnica.
Sterzik e colleghi hanno voluto farlo sul-
l’unico pianeta che siamo certi ospiti la vita,
compiendo però un’osservazione di fatto
astronomica, e l’unico modo di osservare la
Terra dalla Terra era quello di utilizzare la
Luna come gigantesco specchio.
Mettere a punto un metodo che farà della
polarizzazione della luce il suo caposaldo
risulterà di fondamentale importanza allor-
ché con i grandi telescopi della prossima
generazione (come ad esempio l’European
Extremely Large Telescope, di 40 metri di
diametro) sarà possibile osservare diretta-
mente numerosi pianeti extrasolari e cattu-
rare i loro deboli spettri. La luce di quei
pianeti sarà infatti polarizzata, a differenza
di quella delle loro stelle, e pertanto sinto-
nizzando opportunamente i filtri polariz-
zatori si riuscirà a “spegnere” quasi com-
pletamente la luce stellare (come si fa con
il riflesso del Sole sull’acqua), evidenziando
n
1,2,3,4,5,6,7,8,9 11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,...48
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