l'Astrofilo aprile 2012 - page 15

PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
media di GJ1214b rimaneva dunque aperta
e tutt’al più si poteva tentare di circoscri-
verla, come fatto da L.A. Rogers e S. Seager
(Dipartimento di Fisica del Massachusetts
Institute of Technology), che hanno propo-
sto tre scenari di massima, basati su diversi
modelli della struttura interna planetaria,
che consideravano tre differenti origini per
l’atmosfera di GJ1214b: accrescimento di-
retto dalla nube protoplanetaria, oppure
sublimazione di ghiacci, o ancora emis-
sione gassosa da materiale roccioso (negli
ultimi due casi il pianeta era ovviamente
già formato). A seconda del modello con-
siderato, la composizione chimica vedeva
dominare una mistura di idrogeno atomico
e molecolare (H e H
2
) ed elio (He), mentre
la presenza di rilevanti quantitativi di va-
pore acqueo risultava decisamente sfavo-
rita (certamente per la sottovalutazione
della quantità di ossigeno, col quale l’idro-
geno molecolare si lega facilmente).
Come possano almeno in teoria conciliarsi
scenari tanto diversi con la realtà
osservativa è presto detto:
su un pianeta oltre
6 volte più
massiccio della Terra, dotato di un’atmo-
sfera importante, forza di gravità e pres-
sione sono in grado di generare condizioni
molto diverse da quelle a noi familiari, e va-
riando opportunamente gli ingredienti in
gioco si riesce comunque a dar conto di un
corpo con la densità riscontrata e di un’at-
mosfera sufficientemente stabile nel medio
periodo. Fino al recente passato, pertanto,
a causa della limitatezza delle informazioni
raccolte, non esisteva un’unica combina-
zione per svelare il mistero del potenziale
waterworld. Ma la vicinanza di quel sistema
lasciava ben sperare, essendo la soluzione
del problema sicuramente alla portata dei
telescopi contemporanei.
Nel 2011, una serie di calcoli prodotti da N.
Nettelmann e J.J. Fortney sulla possibile
evoluzione termica di GJ1214b sembrava
sfavorire lo scenario dominato dall’acqua,
ammettendo al massimo una mistura at-
mosferica di H/He/H
2
O, sovrastante una su-
perficie non necessariamente liquida.
Ma sul finire dell’anno scorso viene sotto-
posta per la pubblicazione su
The Astrophy-
sical Journal
una nuova e più concreta
ricerca, condotta con la Wide Field Camera
3 dell’Hubble Space Telescope, utilizzata
per la prima volta in assoluto nell’osserva-
zione dell’atmosfera di un pianeta
transitante. Fra gli autori della
nuova e forse riso-
lutiva
L
a batteria di te-
lescopi gemelli
del progetto M-
Earth. Si tratta di
8 Ritchey-Chrétien
di 40 cm di dia-
metro, con CCD
Apogee U42, il
tutto su monta-
ture Software Bi-
sque Paramount.
Questi strumenti
monitorano una
lista selezionata
di 2000 nane
rosse, scoprendo
nuovi pianeti, che
proprio per la
modesta stru-
mentazione uti-
lizzata sono
evidentemente
anche alla portata
degli astrofili.
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