COSMOLOGIA
ASTROFILO
l’
particelle che costitui-
scono la materia oscu-
ra possano effettiva-
mente interagire non
solo gravitazionalmen-
te, sebbene non si sap-
pia come. C’è anche
chi ha proposto che l’a-
nomala massa di mate-
ria oscura al centro
dell’ammasso in que-
stione sia in realtà un
semplice effetto pro-
spettico dovuto alla di-
namica della fusione.
Fatto sta che per di-
versi mesi gli specialisti
del settore sono rima-
sti perplessi, finché
Douglas Clowe (Ohio University) e il suo
team si sono convinti che andava fatta la
cosa più ovvia, verificare.
A differenza di Jee, che per individuare gli
effetti del lensing gravitazionale aveva uti-
lizzato immagini prese con la Wide Field Pla-
netary Camera 2 (WFPC2) dell’Hubble,
Clowe ha preferito optare per quelle otte-
nute dall’Advanced Camera for Survey
(ACS), anch’essa in dotazione all’Hubble, in-
tegrandole con una serie di immagini regi-
strate dal Magellan Telescope (6,5 metri di
diametro) del Las Campanas Observatory.
Aver preferito l’ACS alla WFPC2 è stato l’ini-
zio della soluzione del problema, perché
con i filtri in tre bande della prima è stato
possibile riconoscere con maggiore preci-
sione le galassie realmente appartenenti
all’ammasso da quelle più vicine e più lon-
tane (questa operazione non è semplicis-
sima, visto che Abell 520 dista circa 2,4
miliardi di anni luce dalla Terra). Una più
precisa conoscenza della distribuzione delle
galassie nell’ammasso ha fornito indicazioni
su dove attendersi le maggiori concentra-
zioni di materia oscura. Il resto l’ha fatto la
notevole risoluzione delle immagini utiliz-
zate, che hanno fornito una mappa detta-
gliata come non mai delle tracce del lensing
gravitazionale, il che ha permesso di ricalco-
lare la quantità e la distribuzione della ma-
teria oscura corresponsabile con le galassie
e il gas libero di quel fenomeno.
I nuovi risultati ottenuti dal team di Clowe
parlano chiaro: il rapporto fra materia
oscura e materia visibile non è di 6 a 1 come
sostenuto da Jee e colleghi, bensì di 2,5 a 1,
e soprattutto non c’è alcuna anomala con-
centrazione di materia oscura nelle regioni
più interne dell’ammasso. Secondo Clowe, la
macroscopica differenza ottenuta dai due
team è da attribuire ai diversi strumenti uti-
lizzati nell’imaging. La WFPC2 introdurrebbe
delle anomalie nelle tracce del lensing gra-
vitazionale, portando a una sovrastima delle
masse e a una loro errata distribuzione.
Anche questo è però da verificare.
I
due diversi sce-
nari contrapposti
usciti dalle ricer-
che sulla distribu-
zione della mate-
ria oscura all’in-
terno di Abell 520:
a destra, mappa
del team di Clowe;
sotto, mappa del
team di Jee. Come
si nota facilmente
dal confronto, al-
l’interno della re-
gione centrale
(delimitata dai
puntini) della
mappa di Clowe
c’è molta meno
materia oscura
(rappresentata dal
chiarore azzurro)
di quanta non ve
ne sia nella
mappa di Jee, che
viene così confu-
tata, risolvendo
le delicate que-
stioni che aveva
sollevato. [NASA,
ESA, and D.
Clowe, (Ohio Uni-
versity)] [NASA,
ESA, and J. Jee
(University of Ca-
lifornia, Davis)]
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